Che qualcosa stia cominciando a mutare in seno al pattern meteo/climatico, che da mesi domina nell’emisfero boreale, è risaputo. Ma i primi effetti diretti sul campo si iniziano a riflettere solo tra l’est della Siberia, il Pacifico settentrionale e il nord America. Proprio qui, dopo mesi di pesanti anomalie termiche positive, proseguite per svariate settimane, l’inverno sta cominciando a mostrare i propri muscoli, sfornando le prime vere ondate di freddo, degne per il corrente mese. La recente ondata di gelo e neve che ha travolto gran parte del territorio canadese e gli Stati Uniti centro-settentrionali, dal North Dakota fino alle coste del New England, è stata partorita proprio dalla recente spaccatura del vortice polare troposferico, che proprio durante il periodo natalizio si è scorporato in due grandi “lobi” principali, colmi di aria molto gelida, d’estrazione polare, a tutte le quote. In sostanza il vortice polare troposferico, pesantemente intaccato dall’interno dall’afflusso di masse d’aria decisamente più miti convogliate dai profondi cicloni extratropicali aleutinici fino all’Alaska e al mare di Beaufort, si è frammentato in più circolazioni depressionarie, a carattere freddo, che si sono estese a latitudini più meridionale, andando così ad influenzare profondamente le condizioni meteorologiche nel continente americano. Fra questi il “lobo” più attivo, caratterizzato da un nocciolo gelido in quota sui -35°C a 850 hpa, è stato quello scivolato sull’Arcipelago Artico canadese, fra l’isola di Baffin, la baia di Hudson e il Quèbec, invadendo l’intera area canadese con una vasta circolazione depressionaria, con pesanti anomalie della tropopausa in quota (indotte dalla temporanea meridianizzazione del “getto polare” sopra il Canada centrale), riempita da masse d’aria gelide, discendenti dalla Calotta Artica.
In questa fase l’espansione verso sud del “lobo” canadese ha originato l’intensa ondata di gelo che ha travolto dapprima il Canada e in seguito pure gli USA settentrionali, trasportando le gelide masse d’aria, presenti sopra la Calotta Artica e l’Artico canadese, verso l’area dei Grandi Laghi e il New England. La massa d’aria che ha invaso buona parte degli States centro-orientali, dal North Dakota fino allo stato di New York e al Massachusetts, per tale dinamica sopra citata, è di chiaro stampo polare, ossia originata sopra la Calotta del Polo Nord. Ciò spiega l’intensità del gelo che ormai da giorno attanaglia buona parte degli stati settentrionali degli USA, incluse grandi metropoli del calibro di Chicago, New York e Boston, dove la massa d’aria molto gelida, penetrata sotto una gelidissima ventilazione da Ovest e O-NO, ha fatto piombare i termometri di colpo sotto il muro dei -10°C -12°C, mentre le temperature percepite arrivavano a sfiorare i -30°C -35°C, in un contesto polare. Certo, bisogna dire che per gli standard del clima nord-americano si tratta di un ondata di freddo intensa, ma normale per il mese di Gennaio, malgrado in molte località del nord, fra Minnesota, Wisconsin e North Dakota, la colonnina di mercurio ha sforato il muro dei -30°C -35°C. Merito dell’effetto combinato fra l’”Albedo”, indotto dai terreni innevati di fresco, il forte irraggiamento notturno e i vasti rasserenamenti, con la contemporanea attenuazione della gelida ventilazione da O-NO e NO, che hanno creato gli ingredienti adatti per un poderoso raffreddamento dello strato d’aria prossimo al suolo e la genesi di un solidissimo “lake cold” nei bassi strati, molto duro da scalfire.
Fra le località più fredde di tutti gli States non poteva non emergere International Falls, nel cuore del Minnesota, che nei giorni scorsi, durante l’avanzata del nocciolo d’aria gelida, è piombata al di sotto dei -40°C. Lo scorso giovedì 2 Gennaio International Falls, grazie alla calma di vento e ai vasti rasserenamenti, è scivolata sotto i -41.1°C, sfiorando per poco un picco di ben -42°C. Nello stesso giorno la temperatura massima non aveva superato neppure i -20°C. Si tratta di una prestazione degna per il polo del gelo negli USA, a bassa quota. Il picco del gelo, fra Canada e USA, dovrebbe essere passare nel corso delle prossime 36-48 ore. Fra giovedì e venerdì buona parte della massa d’aria gelida, d’estrazione artica, scivolata sopra gli States tenderà ad essere scalzato verso gli stati canadesi dell’Ontario e del Quèbec, mentre negli USA si assistere ad un considerevole rinforzo delle “Westerlies” che spingeranno masse d’aria più miti dal Pacifico. Questo determinerà un graduale aumento delle temperature ed un contemporaneo allentamento del gelo, soprattutto negli stati centrali e lungo l’East Coast.
Perchè in Europa l’inverno non riesce più a decollare come dall’altra parte dell’Atlantico?
In Europa l’inverno, in realtà, non è mai decollato, proprio per le appena citate vicende canadesi e statunitensi. L’avvio dell’inverno sul vecchio continente è fortemente penalizzato da una profonda anomalia negativa di geopotenziale che da mesi insiste sopra l’area canadese orientale e la vicina Groenlandia, dove è presente un vasto campo di geopotenziali molto bassi, associati all’attività del “lobo” canadese del vortice polare. Ad essa si aggiunge pure una forte anomalia positiva di geopotenziali fra l’Europa orientale e la Russia europea, in netta contrapposizione con le profonde circolazioni depressionarie che si formano frequente sull’Atlantico settentrionale. Questo campo di geopotenziali bassi in alta quota, sopra il Canada orientale, tende ad inasprire il “gradiente di geopotenziale” sull’Atlantico settentrionale, favorendo una notevole intensificazione dei venti zonali e del “getto polare” tra l’Atlantico e l’Europa, con intensi “Jet Streaks” in quota responsabili della forte attività ciclonica che da mesi insiste sull’Atlantico orientale.
Questa netta contrapposizione termica e di geopotenziali, nel cuore dell’Atlantico settentrionale, continua a tenere attiva una profonda circolazione depressionaria nel tratto di oceano a sud dell’Islanda (dove è ubicato il cosiddetto “fronte polare”), la quale tende a dipanare un impetuoso flusso di aria molto mite e umida, d’estrazione oceanica, che dalle medie latitudini atlantiche si spinge verso il cuore dell’Europa, la Scandinavia, il mar Baltico e la Russia europea, mantenendo il campo termico su valori nettamente sopra la media sull’intero continente. Fin quando non si estinguerà questa significativa anomalia, legata proprio alla presenza di un “lobo” canadese particolarmente invadente su buona parte del continente nord-americano, difficilmente in Europa si potranno vedere vere e proprie ondate di freddo, come quelle che stanno finendo d’interessare Canada e Stati Uniti. Forse Febbraio potrebbe riservarci qualche piccola sorpresa, ma in questo caso non è detto che l’Italia possa essere direttamente coinvolta. Al momento non ci rimane che aspettare nuovi importanti segnali nel medio-lungo termine.