Le dune di sabbia possono diventare una spia della circolazione dei venti nelle aree disabitate o in altri pianeti, come Marte: a dimostrare che è possibile farlo è un lungo esperimento ‘paesaggistico’ realizzato da un gruppo di ricerca internazionale coordinato dall’Accademia Cinese delle Scienze. I dati, pubblicati sulla rivista Nature Geoscience, si basano sull’analisi della formazione delle dune in un’area di 16 ettari precedentemente ‘piallata’.
Le dune sono formazioni di sabbia dinamiche in quanto vengono continuamente rimodellate dai venti che spostano i granelli di sabbia. In linea teorica sarebbe quindi possibile ‘leggere’ i movimenti dei venti semplicemente analizzando le immagini satellitari, senza dover posizionare specifici strumenti a terra. Tuttavia questa idea si è scontrata finora con alcune difficoltà ‘pratiche’, a partire dal gran numero di variabili da considerare, come la grandezza dei granelli e il loro indice di coesione, fino alla difficoltà di realizzare uno studio per un lungo tempo e su una porzione ampia di territorio.
Per vincere la sfida i ricercatori hanno quindi deciso di fare le cose in grande, ‘piallando’ ben 16 ettari di dune in un’area del deserto della Mongolia in modo da registrarne in dettaglio l’evoluzione per ben tre anni e mezzo. Il risultato di questo grande sforzo ha permesso ora di realizzare un modello di riferimento applicabile in tutte le condizioni. Un lavoro che permetterà ad esempio di poter analizzare i venti di pianeti desertici, come Marte, anche in assenza di strumenti sul terreno ma semplicemente attraverso immagini da satellite.