Osservata per la prima volta la morte di una stella causata da un buco nero

MeteoWeb
Credit: X-ray: NASA/CXC/Univ. of Alabama/W.P. Maksym et al & NASA/CXC/GSFC/UMD/D. Donato, et al; Optical: CFHT
Credit: X-ray: NASA/CXC/Univ. of Alabama/W.P. Maksym et al & NASA/CXC/GSFC/UMD/D. Donato, et al; Optical: CFHT

Per la prima volta, grazie a studi indipendenti, due team di astronomi potrebbero aver ripreso la morte di una stella provocata da un buco nero. A partire dal 1999 una sorgente a raggi X insolitamente brillante era apparsa in una galassia nana, per poi sbiadire lentamente sino al 2005. Secondo i ricercatori, quando una stella si trova troppo vicina ad un buco nero supermassiccio, essa potrebbe essere squarciata dalle estreme forze di marea, e man mano che i detriti stellari cadono all’interno dell’orizzonte degli eventi, essi produrrebbero un’intensa radiazione a raggi x prodotta dal surriscaldamento termico, che arriva a toccare milioni di gradi. Questo episodio, pur essendo un banco di prova interessante, non è l’unico, anche se riferito ad una galassia più piccola. Negli ultimi anni l’osservatorio Chandra della NASA e altri satelliti astronomici, hanno individuato diversi casi sospetti, confermando le teorie sviluppate dalle osservazioni. La cosiddetta galassia nana è situata nell’ammasso galattico Abell 1795, a circa 800 milioni di anni luce dalla Terra. Esso contiene circa 700 milioni di stelle, ossia un numero ben inferiore a galassie tipiche come la Via Lattea, che potrebbe possederne tra 200 e 400 miliardi. Inoltre, il buco nero rilevato in questa galassia nana, può essere solo di poche centinaia di migliaia di volte più massiccio del Sole, che a sua volta lo rende dieci volte meno massiccio di un buco nero supermassiccio di una grande galassia. Questo lo pone nella categoria dei buchi neri di massa intermedia. “Questi oggetti sono alla ricerca degli scienziati da decenni”, ha riferito Davide Donato del NASA Goddard Space Flight Center nel Maryland, a capo di un team di ricercatori indipendenti. “Abbiamo un sacco di prove sull’esistenza di buchi neri molto piccoli o supermassicci, ma questi intermedi sono sempre difficili da definire“. Sembra, tra l’altro, che le stelle presenti in questo ammasso cosmico non debbano solo preoccuparsi del buco nero. Questo affollamento di galassie determina intense interazioni gravitazionali tra galassie, che potrebbero “strappare” le stelle dalla loro posizione originaria. Secondo gli astronomi questi oggetti intermedi potrebbero essere i semi che producono i buchi neri più grandi nel centro delle galassie come la Via Lattea. Trovare altri esempi potrebbe insegnare su come queste galassie primordiali si siano evolute nel corso del tempo cosmico.

Condividi