Ci eravamo lasciati nel 2010 con la chiusura dei Giochi Olimpici Invernali di Vancouver ed eccoci qui, quattro anni dopo, a pochi giorni dall’inizio dei giochi di Sochi, cittadina russa affacciata sul Mar Nero.
I giochi canadesi di Vancouver, che seguivano ai giochi svolti nella nostra Torino nel 2006, hanno lasciato ricordi chiaroscuri. Sicuramente la morte dell’atleta di slittino georgiano Nodar Kumaritashvili, mentre testava la pista alla vigilia della cerimonia di apertura, ha segnato i XXI giochi invernali, ma anche le condizioni meteo e la scarsità della neve hanno contribuito a rendere quell’edizione non particolarmente fortunata. Solo sei giorni su 16 di sole, per il resto nuvole e pioggia. Ci furono polemiche legate alla sicurezza della pista di bob a seguito dell’incidente, oltre ad esempio ad altri piccoli incidenti legati alla delimitazione di alcune piste di gara. Secondo alcuni commentatori televisivi anche la regia televisiva dei giochi aveva fatto passi indietro rispetto alle edizioni precedenti. A chiudere questo quadro poco entusiasmante ci fu la mezza disfatta della spedizione azzurra, con un solo oro vinto nello slalom speciale da Giuliano Razzoli. Fu il risultato peggiore per l’Italia da Lake Placid (USA) nel 1980 quando nel carniere non giunse nessuna medaglia d’oro. Però Vancouver non è solo questo, indimenticabile fu d’altra parte l’accoglienza dei canadesi, le feste in città fino a tarda notte e i panorami mozzafiato della British Columbia. Veniamo però ad oggi, alle olimpiadi russe, dette anche le olimpiadi di Putin. In questi giochi, a differenza di Vancouver, le polemiche sono già iniziate con largo anticipo e si sono concentrate sugli ingenti investimenti fatti, si parla di circa 37 miliardi di euro,non si era mai speso così tanto per un olimpiade invernale (Torino si era fermata a 2,8 miliardi di euro). Altre polemiche hanno riguardato i diritti umani in Russia, in particolare legati alla questione dei diritti dei gay. Mentre le preoccupazioni maggiori sono legate alla questione sicurezza. Sono già tre gli attentati che si sono verificati da dicembre ad oggi nelle zone della Russia caucasica. In dubbio la presenza della delegazione della Georgia a causa dei contrasti nella regione fra la piccola ex nazione URSS e la Russia di Putin. Polemiche a parte, passiamo a descrivere la località: Sochi.
La città olimpica si trova nell’estrema parte meridionale della Russia affacciata sul Mar Nero ai piedi del Caucaso nella regione del Krasnodar e il suo agglomerato urbano conta quasi 350.000 abitanti estendendosi per parecchi chilometri lungo il litorale.
Nonostante la latitudine, 43° Nord, non è l’edizione più a Sud dei giochi invernali, sia Nagano che Sapporo, in Giappone, si trovano più a Sud. Con Sochi è continuata la recente “tradizione” nell’ assegnare i giochi ai grandi centri urbani dove è possibile poter contare sui servizi di una grande città, disputando però solo parzialmente le gare nella città stessa. L’ultima località diciamo prettamente più invernale fu la norvegese Lillehammer con i suoi 27.000 abitanti con l’edizione dei giochi del 1994. Tornando a Sochi il comprensorio olimpico è stato diviso in un Costal Cluster cittadino, proprio di fronte al mare, dove si svolgeranno gli sport indoor ed un Mountain Cluster dove si svolgeranno gli eventi outdoor. Le località montane olimpiche distano circa 75 km dal centro cittadino, con un tempo di percorrenza in auto di circa 1h 20 min.
Di fatto però tutti i siti olimpici indoor sono stati realizzati ex novo e localizzati tutti insieme nella località di Adler, sobborgo a sud di Sochi che conta 169.000 abitanti. Dunque la zona olimpica è di fatto più vicina (50 km) all’area montana che fa capo alla località di sport invernali Krasnaja Poljana collegata da un’ autostrada costruita ad hoc per i giochi. Sicuramente il grande contrasto fra la costa, dove ci sono le palme e il lungomare, e le montagne alle spalle innevate saranno un bel colpo d’occhio e questo di fatto sintetizza nel suo piccolo le grandi diversità di questa grande paese che di fatto è un continente. Qualcuno avrebbe pensato che le montagne si fossero presentate senza neve e invece la neve c’è già e anche abbondante a differenza di quanto si è visto nella MittelEuropa quest’inizio d’inverno dove nelle gare di Coppa del Mondo di Sci, sia Alpino che Nordico, si è assistito a spettacoli poco invernali. Un esempio è l’annullamento del gigante di Garmisch, in Germania, dove neve non ce n’è oppure le gare di sci nordico del weekend scorso sulla neve primaverile di Szklarska Poleba in Polonia.
A Sochi insieme alle polemiche non è certo la neve che manca, o meglio, ovviamente non in città ma nei siti montani. Nelle ultime edizioni anche nella quasi artica, permetteteci il termine, Vancouver di neve se ne vide poca, ancora peggio per Nagano nel 1998, andò meglio sia a Salt Lake City nel 2002 e a Torino nel 2006, anche se la neve arrivò giusto qualche settimana prima. Questa zona caucasica della Russia gode di abbondanti precipitazioni, grazie alla vicinanza con il mare che fa si che anche in alta montagna ci siano medie pluviometriche di circa 1.500 mm, contro gli 800 circa delle Alpi. Ad oggi i dati parlano di ben 160 cm a 1.600 metri (Rosa Khutor Report), in ogni caso la macchina russa era pronta con ogni mezzo a generare neve artificiale, ma non ce n’è stato bisogno. Ora mancano veramente pochissimi giorni all’inizio di questa XXII edizione, XXII come l’edizione dei giochi estivi che la Russia organizzò in piena guerra fredda nel 1980. La Russia di oggi è una Russia nuova, lontana dalla guerra fredda, ma che con l’organizzazione di questi giochi punta molto a dimostrare al mondo cosa sono capaci di fare i russi. Noi saremo qui a seguirli con approfondimenti.