Supervulcani, scoperto il meccanismo di innesco delle eruzioni catastrofiche

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SupervulcanoVengono classificate tra i disastri naturali più catastrofici sulla Terra, seconde in potere distruttivo solo ad un impatto di asteroide che potrebbe annientare l’umanità, come è avvenuto per i dinosauri. Le eruzioni dei supervulcani sono estremamente rare ed avvengono ogni centinaio di migliaio di anni o una volta ogni milione di anni e non sono mai state documentate da testimoni.

Le eruzioni dei supervulcani fanno sembrare le normali eruzioni una folata di polvere. Emettono tanto materiale nell’aria da ricoprire le città per migliaia di km di ceneri e particelle che possono raffreddare il pianeta per anni: tanto per fornire un termine di paragone, l’eruzione dell’Eyjafjallajökull nel 2010 ha emesso lo 0,1% del volume del materiale che può produrre un supervulcano, mentre l’eruzione del Monte Pinatubo nel 1991 ha immesso nell’atmosfera tanto diossido di zolfo da raffreddare il pianeta di 0.4°C per qualche mese: un supervulcano può immettere tante ceneri nell’atmosfera da raffreddarla di 10°C. L’aspetto più allarmante di questi eventi rari e violenti, che hanno lasciato profonde cicatrici sulla superficie del pianeta, è che le forze che li innescano non sono ancora state comprese appieno. Fino ad ora. In una ricerca pubblicata su Nature Geoscience, due gruppi di ricerca sono riusciti a trovare una prima risposta: hanno infatti scoperto un solo ed unico processo che può innescare le eruzioni devastanti che hanno nel passato emesso oltre 450 km di lava e lasciato crateri del diametro di 100 km.

La scoperta aiuterà gli scienziati ad identificare meglio le eruzioni dei supervulcani e forse, perché no, a prepararsi alle peggiori conseguenze. “E’ un primo passo di un cammino che ci porterà ad un punto in cui possiamo prevedere queste eruzioni quando ne sorgerà la necessità,” ha dichiarato Wim Malfait, geologo e leader di uno dei due gruppi di ricerca della ETH University di Zurigo.

A lungo gli scienziati hanno sospettato che ciò che innesca i normali vulcani, non può valere per i supervulcani: in molti casi un eruzione avviene perché la roccia fusa fluisce dentro la camera magmatica e produce tanta pressione da esplodere attraverso gli strati di roccia superficiali che la sovrastano, ma ciò non vale per i supervulcani. “Il magma fa pressione in cima alla camera magmatica, un po’ come quando si tenta di trattenere un pallone sott’acqua,” sostiene Malfait. “Questa sovrapressione sul tetto della camera magmatica è sufficiente da frammentare la roccia sovrastante e dare luogo ad un’eruzione.” Il processo che riguarda i supervulcani è differente: il magma si va accumulando lentamente di modo che le pareti della camera magmatica si scaldino e si dilatino permettendo alla camera di aumentare a dismisura, e ciò fa diminuire la pressione all’interno. Però, mentre la camera di espande, la spinta del magma si dirige verso l’alto e può esplodere in superficie, causando un’eruzione imponente.

Lo studio ed i suoi risultati sono cruciali per poter permettere agli scienziati di prevedere quando avrà luogo la prossima eruzione di un supervulcano: un solo evento può cambiare radicalmente il clima globale per un periodo di tempo sufficientemente lungo da modificare l’intero pianeta.

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