Il tumore del rene è uno dei tumori più subdoli e pericolosi che esistano. Nell’80% dei casi esso non causa sintomi e viene scoperto attraverso un’ecografia addominale fatta per altri motivi. Quando presenti, i sintomi clinici più frequenti sono: ematuria (presenza di sangue nelle urine), spasmi dolorosi a livello del fianco o addominali colica) causati dalla presenza di coaguli di sangue lungo la via urinaria, presenza di una massa nella cavità addominale a livello della regione del fianco, dolore sordo al fianco, febbre persistente, sudore notturno, stanchezza, perdita di peso, calo dei globuli rossi e quindi dell’emoglobina.
I fattori i rischio del tumore renale sono: il fumo di sigaretta (il tabacco è un fattore di rischio primario, per cui, abolendo il fumo, si riduce il rischio dal 16 al 28%), l’obesità, l’ipertensione, sottoposizione sa dialisi per un lungo periodo di tempo, ereditarietà (parenti di primo grado di pazienti affetti da carcinoma renale hanno un rischio 4 volte maggiore di sviluppare questo tumore rispetto alla popolazione generale), dieta ricca di carne, sindrome di Von Hippel-Lindau (una malattia rara e ereditaria causata da una mutazione del gene VHL), l’esposizione per motivi professionali a determinate sostanze chimiche (es. amianto e cadmio). Inoltre, il rischio cresce con l’aumentare dell’età, raggiungendo il picco d’incidenza intorno ai 60 anni, si presenta maggiormente negli uomini rispetto al sesso femminile ed è più frequente nelle aree urbane rispetto a quelle rurali.
La diagnosi di un tumore renale è spesso accidentale e precedente alla comparsa dei sintomi. Per stabilire la presenza di un cancro renale e la sua estensione, si procede con: ecografia (strumento di diagnostica per immagini per riconoscere una dilatazione delle cavità renali o degli ureteri e/o per individuare masse solide o cistiche dei reni), TAC (che utilizza radiazioni ionizzanti ed è la tecnica più efficace per riconoscere calcificazioni anche millimetriche e lesioni espansive dei reni, attraverso il ricorso ad un mezzo di contrasto), risonanza magnetica (con campi magnetici e onde di radiofrequenza evidenzia le vie urinarie e i reni, per escludere dilatazioni patologiche dei calici e degli ureteri e per identificare meglio le masse renali altrimenti individuate), PET (che utilizza un radiofarmaco che si accumula nelle lesioni neoplastiche caratterizzate da elevato metabolismo), agobiopsia (prelievo di un campione di tessuto che, attraverso un esame istologico, conferma la presenza di un carcinoma renale prima dell’intervento di asportazione del tumore, fornendo informazioni sull’aggressività biologica del tumore).
La soluzione più usata in caso di cancro limitato ad un solo rene, consiste nella chirurgia radicale, ossia nell’eliminazione del rene malato. Nei casi di malattia bilaterale, si cercherà di eliminare solo la parte malata dell’organo, senza asportare i due reni. Il tumore del rene che ha già dato luogo a metastasi, viene curato con la chemioterapia, anche se i risultati sono solo parziali: i farmaci che si sono dimostrati più attivi sono: la vinblastina, il CCNU e l’ifosfamide. Risultati e speranze sono deposte, poi, nell’immunoterapia (cure che attivino il sistema immunitario del malato contro il cancro) e nei vaccini sperimentali.