Nei giorni scorsi, tra venerdì 31 gennaio e lunedì 3 febbraio, il terribile fenomeno del gelicidio ha letteralmente messo in ginocchio la Slovenia, come abbiamo già illustrato nei giorni scorsi in questo reportage fotografico e in un aggiornamento di ieri sera. La situazione è ancora critica, e i disagi dureranno a lungo in quanto sono stati distrutti dal ghiaccio 30km di elettrodotti e centinaia di migliaia di persone sono ancora senza corrente elettrica.
Osservando le fotografie relative a questo catastrofico evento che s’è verificato a un passo dal confine con l’Italia, in tanti ci hanno chiesto che razza di temperature si debbano essere raggiunte nella vicina Slovenia per provocare un simile disastro. In realtà il gelicidio è un fenomeno provocato dal caldo, tanto che a Postumia – una delle località più colpite – nei giorni in cui s’è verificato, le temperature massime hanno sempre raggiunto gli 0°C e le minime non sono scese sotto i -2°C. Apparentemente potrebbe sembrare una stranezza, a fronte di aspettative di -20°C o oltre… In realtà il gelicidio consiste proprio in questo: andiamo a scoprire cos’è questo fenomeno così tanto pericoloso e raro che, però, può capitare anche in Italia.
COS’E’ IL GELICIDIO – Il gelicidio è una precipitazione ghiacciata ben differente da neve e grandine: si tratta proprio letteralmente di pioggia congelata, tanto che in inglese si dice freezing rain. E’ provocato dal fenomeno della sopraffusione, cioè la presenza di strati d’aria calda in quota mentre al suolo fa ancora freddo. Nei giorni scorsi in Slovenia è stato provocato dallo scirocco che ha portato temperature fino a +5°C in montagna (sotto la pioggia) mentre a valle il cuscinetto freddo manteneva le temperature sotto lo zero. Così nell’atmosfera i fiocchi di neve si sciolgono alle alte quote dove trovano l’aria calda e diventano pioggia, ma poi quando stanno per toccare il suolo si congelano nuovamente perché le temperature ai bassi strati rimangono fredde e localmente sottozero. Il gelicidio quando arriva al suolo forma uno strato di ghiaccio trasparente, omogeneo, liscio e molto scivoloso, racchiudendo i rami degli alberi, gli arbusti, gli steli dell’erba, i cavi elettrici all’interno di un involucro assai duro di acqua cristallizzata e trasparente.
Questo fenomeno è molto frequente in Europa centro/settentrionale e negli Stati Uniti d’America, dove i rimescolamenti d’aria sono molto frequenti e proprio con il fenomeno del gelicidio si formano le “ice storm“, le tempeste di ghiaccio che sono tra i fenomeni meteorologici più devastanti del mondo. Ma può verificarsi anche in Italia, soprattutto nella Pianura padana e nelle conche e valli interne dell’Appennino centro/settentrionale. Molto molto più raro al sud.
Il gelicidio, a causa del peso del ghiaccio, è un fenomeno molto pericoloso e causa numerosi disservizi dato che può provocare la caduta di rami anche di grande spessore nonché la rottura di cavi elettrici, con conseguente interruzione dell’illuminazione pubblica, problemi alle comunicazioni telefoniche e alla circolazione per il fondo stradale scivoloso.
Il gelicidio non deve esser confuso con la brina che si deposita lentamente per condensazione sulle superfici esterne quando, in assenza di ventilazione e con umidità relativa dell’aria molto elevata, perdono calore di notte fino a raggiungere 0°C, e neppure la galaverna che si verifica, con temperature inferiori a 0°C quando minuscole goccioline di acqua esistenti nell’aria si solidificano intorno al suolo o sulla vegetazione formando un rivestimento che è però opaco (per la presenza di aria), biancastro ed assai fragile. Nel gelicidio invece l’involucro di ghiaccio cristallizzato è perfettamente trasparente, perché non contiene aria. In presenza di vento forte, il rivestimento intorno alle superfici segue la direzione del vento, cosicché si formano talora, specialmente intorno ai tralicci di metallo ed ai fusti delle piante, delle specie di lame di ghiaccio biancastre, irregolari e dentellate, larghe anche 20 centimetri e più; il fenomeno si chiama calabrosa.
A corredo dell’articolo altre immagini di questi giorni in Slovenia: