«Quello che per molte persone è la normalità, per noi sembrava un sogno», racconta Daniela Nuovo, assistente sociale 32enne residente in provincia di Pavia. «Condividendo l’amore per la vita, io e Luca abbiamo iniziato già qualche mese prima del matrimonio la ricerca di un figlio. Avevo interrotto da qualche tempo la pillola che prendevo per tenere sotto controllo la sindrome delle ovaie micropolicistiche e non vedevamo l’ora di allargare la famiglia». Dalla ricerca spontanea di una gravidanza, la coppia passa ai rapporti mirati, valutando opportunamente il periodo più fertile. «Nulla -continua Daniela-. Tra integratori vari, posizioni improbabili da assumere dopo il rapporto per favorire il concepimento e test di gravidanza sempre negativi, siamo stati indirizzati dalla ginecologa a rivolgerci ad un centro specializzato. Non volevamo rinunciare al nostro sogno».
Nel primo centro la coppia viene sottosta alla routine di esami. Pesante la diagnosi: infertilità idiopatica. Ovvero, infertilità dovuta a cause non specifiche. «Mi sono sottoposta ad un primo ciclo di stimolazione ormonale, ma non si è potuto passare all’inseminazione per iperstimolazione ovarica, cioè la presenza di troppi follicoli. Andò meglio il secondo tentativo, ma purtroppo nessun risultato». Daniela e Luca decidono di cambiare centro. Nella seconda struttura la stessa trafila: esami, stimolazione e inseminazione. «Due ulteriori tentativi, entrambi andati a vuoto», ricorda Daniela. «Anche se la sofferenza era tanta per entrambi, non ci siamo mai scoraggiati: queste esperienze negative ci hanno rafforzato come coppia nonché sensibilizzati sul tema “maternità”. E frasi come “non pensarci, quando ti rilassi arriverà”, non aiutavano di certo, anzi».
Nella consapevolezza che sarebbero dovuti passare ad un trattamento di secondo livello, decidono di rivolgersi a ProCrea «anche perché, viste le difficoltà riscontrate, volevamo poter avere la possibilità di crioconservare gli ovociti fecondati per non dover ricominciare ogni volta un nuovo iter con l’assunzione di ulteriori farmaci, punture da fare, effetti collaterali come sbalzi di umore, caldane ecc», precisa Daniela. Dagli esami però emergono dei segnali di endometriosi. Daniela viene indirizzata ad un chirurgo per la rimozione delle aderenze. Alla fine del 2010 subisce l’intervento in laparoscopia e prima dell’estate la coppia torna a bussare a ProCrea. Inizia l’iter per la fecondazione in vitro: esami, stimolazione, prelievo degli ovociti e poi nuovamente l’ennesimo stop poco prima del transfer. «Avevo il livello di progesterone troppo alto e questo avrebbe vanificato l’eventuale attecchimento dei nostri embrioncini in utero», prosegue. Pochi mesi più tardi, normalizzatosi questo valore (tenuto sotto controllo grazie a ProCrea), viene effettuato il transfer e a giugno del 2012, a seguito di una bellissima gravidanza, nasce Irene.
A novembre 2013, in modo assolutamente naturale, e anche un po’ inaspettato, è venuto alla luce Ivan. «Li consideriamo entrambi nati grazie a ProCrea perché la nascita di Irene è stata in un certo senso propedeutica alla nascita di Ivan. Senza l’aiuto che ci è arrivato dagli specialisti del centro non avremmo mai assaporato l’immensa gioia dell’essere genitori, i nostri bambini sono entrambi un piccolo miracolo e riempiono d’amore infinito le nostre vite».
Diventa mamma dopo cinque anni di tentativi, nonostante l’endometriosi: la commovente storia di Daniela
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