L’Africa sub-sahariana comincia a scaldarsi mentre l’ITCZ sale sopra il golfo di Guinea: segnali di una primavera anticipata sul Mediterraneo?

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Ormai siamo vicini all’archiviazione di una stagione invernale che nella realtà dei fatti non è mai esistita, sia in Italia che nel resto del vecchio continente, dopo un continuo passaggio di tempeste atlantiche che hanno flagellano le coste di Irlanda, Inghilterra, Spagna, Portogallo e Francia. Al contempo il mese di Marzo si avvicina, e con esso pure la stagione primaverile. In questo periodo dell’anno il sole comincia raggiungere lo “Zenit” (raggi solari perpendicolari sull’orizzonte durante le ore centrali del giorno) a ridosso dell’Africa equatoriale, determinando l’inizio della stagione calda che si afferma in primavera, fra l’Africa equatoriale e la vasta regione semi-desertica del Sahel. Il caldo già si avverte nelle aree continentali dell’Africa sub-sahariane, investite dai torridi e polverosi venti di “Harmattan” (che altro non è che il corrispondente dell’Aliseo di NE sull’area sahariana) messi in moto dal divario barico esistente fra l’anticiclone dinamico sahariano e le basse pressione termiche legate al “fronte di convergenza intertropicale,attestato nel tratto di oceano poco a sud del golfo di Guinea. La presenza di masse d’aria molto secche nei bassi strati, unito all’intenso soleggiamento diurno e alla totale serenità dei cieli, sta favorendo un forte riscaldamento di tutta la fascia sub-sahariana.

Ma il gran caldo si riesce ad avvertire anche più a sud, tra Congo, Camerun e Repubblica Centrafricana, dove l’influenza del potente anticiclone dinamico sahariano, attestato con i propri massimi di geopotenziale in alta quota in pieno Sahel (con notevoli “Subsidenze” che surriscaldano l’aria per “compressione adiabatica”), riesce a deumidificare l’atmosfera, contribuendo a far impennare i valori termici fino ad oltre i +38°C +40°C all’ombra in pieno giorno. Al momento temperature molto elevate vengono registrate in varie località fra Camerun e Congo, dove nei giorni scorsi i termometri hanno sfondato il muro dei +35°C +36°C all’ombra. Queste temperature cosi elevate sono state accompagnate da tassi dell’umidità relativa medio-alti che hanno reso la calura alquanto soffocante e insopportabile per le popolazioni locali, abituate a convivere con l’afa. Nei prossimi giorni, grazie al sole che raggiungerà lo “Zenit” all’altezza dell’equatore geografico e al costante soleggiamento diurno, oltre che al soffio continuo dei venti di “Harmattan”, che dal deserto del Sahara spirano in modo sostenuto (da NE e E-NE) fino al nord del Camerun, nord della Nigeria e sulla Repubblica Centrafricana, le temperature tenderanno a salire progressivamente anche sul Sahel, dove si oltrepasserà il muro dei +40°C +42°C.

Tale forte riscaldamento agevolerà l’isolamento, nei medi e bassi strati, di uno strato di aria molto calda e secca che stagnerà sopra le estese distese desertiche e semi-desertiche dell’Africa sub-sahariana e sul Sahara stesso. Sul nord Africa cominceranno a stazionare masse d’aria piuttosto calde, specie nei medi e bassi strati. Ciò significa che la stagione primaverile comincia, pian piano, a scaldare i motori, spingendo verso le medie latitudini masse d’aria sempre più calde, ma secche (sub-tropicali continentali), che entro le prossime settimane potranno affacciarsi sul bacino del Mediterraneo, generando le prime vere “scaldate” che caratterizzano i mesi di Marzo e Aprile. In pratica le future rimonte pre-frontali potranno usufruire di aria sempre più calda, già stagnante sopra il deserto del Sahara. Aria calda che purtroppo per le regioni settentrionali si tradurrebbe in precipitazioni anche molto abbondanti (dato che una massa d’aria calda può contenere maggiori quantità di vapore acqueo). In chiave di “teleconnessioni” nelle prossime settimane si comincerà a guardare con maggiore attenzione alle fluttuazioni del famoso “fronte di convergenza intertropicale”. Trovandoci in una situazione di “ENSO” neutro, incapace di dettare i giochi sulle dinamiche troposferiche a larga scala, i veri protagonisti della ventura stagione primaverile saranno per l’appunto l’ITCZ e il vortice polare (suddiviso nel “lobo” canadese e siberiano).

Dai loro comportamenti potremo cominciare a farci un’idea sull’evoluzione della futura stagione primaverile e su cosa bisognerà aspettarci nei mesi che ci accompagneranno all’estate del 2014. Quello che è certo, se il pattern atmosferico corrente non subirà profonde modifiche a livello emisferico, si rischia l’avvento una stagione primaverile molto estrema, sia dal punto di vista termico che precipitativo, con frequenti altalene termiche, ma soprattutto continue perturbazioni atlantiche, capaci di scaricare piogge molto abbondante su terreni già completamenti saturi d’acqua. Uno scenario un po’ preoccupante, specie per la produzione agricola, che ha già pagato a duro prezzo mesi di piogge battenti, con raccolti dimezzati e danni economici ancora da quantificare.

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