Olimpiadi invernali: da Sochi a Pyeongchang, appuntamento al 2018

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Non ci saranno le Pussy Riot o le leggi omofobe a far discutere, ne’ la paura di attentati a scoraggiare il mondo. Ma l’ombra nemmeno troppo sottile del nemico confinante da cancellare, quella si’. Mancano quatto anni e Pyeongchang, la citta’ che ha ricevuto il testimone da Sochi per i prossimi Giochi invernali, ha fretta di aprirsi al mondo: e la sfida nella sfida e’ proprio quella, se non di annullare, ma almeno rendere meno profondo il solco con i vicini della Corea del Nord. “Il nostro auspicio e’ che nel 2018 in gara ci siano anche i loro atleti – spiega il presidente del comitato organizzatore, Kim Jin-sun – sarebbe davvero molto bello”. L’operazione diplomatica, nonostante le continue tensioni tra i due Paesi e le minacce al mondo intero del dittatore di Pyongyang Kim Jong-un, e’ gia’ partita, ma sugli effetti non c’e’ da scommettere. Di sicuro la citta’ che ospitera’ la prossima rassegna invernale a cinque cerchi vede nell’appuntamento olimpico un trampolino di lancio verso la modernita’. La formula e’ ormai collaudata: una base in citta’ e una in montagna, per 15 discipline e 98 eventi distribuiti su 13 siti (sette esistenti, dei quali due da ristrutturare e sei da costruire ex novo. I lavori partiranno il prossimo marzo e saranno ultimati nell’ottobre 2016). Mezzora di collegamento tra le due aree e una garanzia, dicono i sudcoreani: “Da noi la neve non sara’ un problema”. Come lo e’ stato per Sochi, la cui primavera anticipata ha reso uno slalom a ostacoli anche lo stesso calendario delle gare a causa delle alte temperature anche sui siti montani. E ci sara’ molta attenzione al budget: di fronte alla spesa faraonica affrontata da Putin per Sochi (37 miliardi di euro) a causa dell’assenza di infrastrutture di base come alberghi e gli stessi impianti, Pyeongchang ha messo in bilancio 5 miliardi, che comprendono anche l’investimento per una linea ad alta velocita’ che collega Seul e il sito olimpico. “Sono convinto che sapremo preparaci al top”, dicono i coreani che dai Giochi estivi di Seul avevano ricevuto aria nuova. “Nel 2018 tutti vedranno un paese veramente moderno ed e’ una grande sfida e un affare per gli sport invernali in Asia, ancora indietro rispetto a Europa e Asia”. E mentre parte il cantiere coreano si attiva anche la macchina diplomatica: i vicini del nord accusati dall’Onu anche di crimini di guerra non sono i dirimpettai migliori: i paesi restano divisi, nel 2000 e nel 2004 pero’ gli atleti hanno sfilato insieme ai Giochi. Ora la nuova sfida: avere in gara i nordcoreani assenti qui a Sochi.

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