Il peperoncino, definito come “il peperone rosso piccante di sapore bruciante come il pepe” è il frutto di una pianta erbacea o arbustiva appartenente al genere Capsicum e alla famiglia delle Solanacee, proveniente dal Centro e Sud America, che è stato per lungo tempo accomunato, per via della sua piccantezza, al pepe (Piper Nigrum), originario invece dell’India. Il nome Capsicum si ricollega al termine latino capsa, che indica un contenitore, alludendo alla forma del peperoncino, una piccola scatola che racchiude tutti i semi, e al termine greco kapto, che significa “mordo, mangio molto avidamente”, per via della sua dote di stimolare l’appetito.
La prima testimonianza sul peperoncino la ritroviamo nella biografia di Montezuma, quindi esso ha origini antichissime, e comprende oggi 85 generi e circa 2200 specie. Arrivò in Europa stivato nelle caravelle di Colombo di ritorno dal Vecchio Continente e fu etichettato come “chili”. Pare che il primo occidentale che conobbe il sapore piccante del “peperone” sulla sua lingua fu il medico della seconda spedizione di Colombo, Diego Alvaro Chanca, che lo usò come condimento nel 1494. Fino al sedicesimo secolo, nessuno dei grandi popoli della civiltà occidentale aveva mai potuto aromatizzare le sue vivande con l’apporto del peperoncino che, per via del suo inconfondibile gusto, apparve sin da subito adatto ad insaporire i cibi, tanto che Mattioli ne parlò come una pianta comune, chiamandolo “pepe cornuto” o “pepe d’India”.
L’intricata questione della nomenclatura si risolse solo nella sistematica settecentesca di Linneo, pervenendo al nome scientifico “Capsicum”. Da lì in poi, si diffuse rapidamente nei Paesi del Mediterraneo, favorito dal clima e dal sole, attecchendo benissimo al Sud, dove è rimasta la spezia preferita, nonché in Africa settentrionale. Ma quali sono le proprietà benefiche del peperoncino, noto per i suoi spettacolari colori, per le particolari forme e per la sua piccantezza (che gli uccelli non riescono a percepire poiché la capsaicina agisce su un determinato ricettore nervoso che essi non possiedono)? Il peperoncino contiene molta vitamina C, che previene e cura le malattie da raffreddamento; grazie ai capsaicinoidi ha potere antisettico e decongestionante, combattendo e lenendo mal di gola e tosse; grazie alla vitamina A, che lo rende un antisettico e antibatterico, si rivela un ottimo alleato contro la candidosi causata da un livello troppo alto del fungo Candida albicans nell’organismo e, grazie alla capsaicina, riduce i livelli di insulina nel sangue. Essa produce adrenalina, che influenza l’attività della tiroide, accelerando il metabolismo, soprattutto quello intermedio, legato in particolare alla digestione. La capsaicina distrugge le cellule cancerogene mediante apoptosi, un processo di “morte cellulare programmata”.
Il peperoncino, quindi, è alleato della digestione, stimolando la secrezione di acido cloridrico e favorendo l’appetito. Influisce particolarmente sul transito intestinale dei cibi e sull’evacuazione, evitando la formazione e la successiva fermentazione di gas nello stomaco e la stitichezza. In molti temono che il consumo di peperoncino provochi emorroidi, ma questo è dovuto a pregiudizi e disinformazione. Già nel 1857, l’Accademia medica francese sancì ufficialmente la validità del peperoncino contro ogni tipo di emorroidi, dato che nel giro di poche settimane dolore e congestione scomparivano. L’azione terapeutica è dovuta alla vitamina K2, antiemorragica, e alla capacità caratteristica del peperoncino che, per chiudere le ferite, chiama in soccorso piastrine, fibrine e tutti i materiali di riparazione, con un aumento del sangue nelle zone interessate fino alla cicatrizzazione. I capsaicinoidi, in particolare la diidrocapsacina e la lecitina (presente soprattutto nei semi), grazie al loro potere fluidificante e vasodilatatore, ostacolano la formazione e il deposito del colesterolo nel sangue, contrastando l’insorgenza dell’arteriosclerosi e dell’infarto e proteggendo complessivamente l’apparato cardio-circolatorio.
Il peperoncino concilia il sonno poiché rilascia ossitocina e ha un notevole effetto sul sistema nervoso simpatico e un’azione simil-anfetaminica, migliorando le condizioni dell’umore e il livello di attenzione. Esso è ritenuto già da tempo un elemento dimagrante poiché fa riscaldare il corpo, aiutando a bruciare calorie. Effettivamente è utile per chi ha problemi di peso per via del diidro capsiato, una sostanza che stimola il metabolismo contenuta soprattutto nel tipo dolce. L’effetto vasodilatatorio della capsaicina favorisce la circolazione sanguigna, anche a livello periferico, per cui il peperoncino giova sicuramente nella sfera sessuale. Per uso esterno, è impiegato come antidolorifico per combattere artriti e reumatismi, effettuando massaggi con una lozione a base di alcol e peperoncino e, secondo il folklore popolare calabrese, combatte la caduta dei capelli, con notevoli benefici sul cuoio capelluto. Per combattere il bruciore in bocca dovuto ad un eccessivo consumo di peperoncino, si possono utilizzare derivati del latte (es. yogurt, panna acida) oppure sciacquare energicamente la bocca con birra e altre bevande leggermente alcoliche.