Pioggia, pioggia e ancora pioggia: tantissima, come non ne si vedeva da tempo. L’Emilia-Romagna e’ stata inzuppata praticamente da un diluvio: non ‘universale’, ma quantomeno ‘storico’ per alcune zone dell’Emilia-Romagna. Basti pensare che in Appennino “nei 40 giorni tra il 20 dicembre e il 2 febbraio”, sono caduti dal cielo “mille millimetri di pioggia”, cioe’ un metro d’acqua, “ben otto volte in piu’ rispetto ai valori medi di questo periodo”. Piove tanto, di solito, solo in altre stragioni. E’ l’Arpa dell’Emilia-Romagna a tirare le somme della prolungata ondata di maltempo e ad evidenziare questi dati mentre all’orizzonte si avvistano nuovi rovesci (tra stasera e domani soprattutto sulla dorsale appenninica centro-occidentale) e una nuova perturbazione atlantica la prossima settimana. L’Arpa ha visto che tra dicembre e gennaio ha piovuto quasi come in autunno e addirittura ci sono stati temporali di solito tipici dell’estate. Ad esempio tra il 18 e il 19 gennaio sono caduti 20 millimetri d’acqua all’ora; cose, appunto, che si vedono solo d’estate. Perche’ tanta pioggia? L’insistere di flussi atlantici molto temperati sul Mediterraneo e’ uno dei primi ‘indiziati’: ha innescato un gennaio “tra i piu’ piovosi di sempre nelle zone appenniniche, forse comparabile, anche se superiore, ai mesi di gennaio del 1951 e del 1977, eccezionalmente piovosi”, segnala l’Arpa sul suo sito indagando il nesso tra inverno ‘caldo’, pioggia e frane e piene. Anche sulle zone di media montagna, pur con quantitativi minori, e’ caduta il triplo della pioggia che si registra di solito. E questo avverte l’Arpa, e’ “un dato molto rilevante” rispetto al “potenziale innesco di frane in questa fascia di territorio particolarmente vulnerabile”. Un arco temporale di 40 giorni piovosi in inverno risalta nel confronto con l’autunno: “Questo periodo di 40 giorni sembra essere stato uno dei piu’ piovosi, con valori prossimi o superiori al precedente record registrato tra novembre e dicembre 2008, quando altre piene interessarono i fiumi regionali”, scrivono gli esperti dell’Agenzia ambientale. Arpa mette in evidenza anche il fattore temperature molto elevate (tre gradi in piu’ della norma), perche’ ha voluto dire pioggia (di tipo autunnale) anche in alta quota, e neve che si scioglieva velocemente. E’ questo il contesto che ha registrato il ‘temporalone’ tra il 18 e il 19 gennaio. Ed e’ dunque in un generale “quadro di elevatissima piovosita’ e di fenomeni di intensita’ anomala per la stagione”, che il 31 gennaio sull’Emilia-Romagna si e’ abbattuta una nuova perturbazione che ha gonfiato Secchia, Panaro e Reno. Ma gia’ dal 26 dicembre scorso in avanti si erano contate sui fiumi della parte centrale della regione, quattro piene che hanno fatto scattare un preallarme “raggiungendo talvolta in pianura livelli prossimi ai massimi storici”. Tra “un evento e l’altro i fiumi non si sono mai svuotati, ma anzi hanno subito ulteriori incrementi che, seppur poco significativi, hanno mantenuto un deflusso sostenuto”, evidenzia l’Arpa. La pressione sugli argini e’ stata forte e l’ultima piena, sabato 31 gennaio, “ha fatto registrare a Cento il massimo livello idrometrico di sempre, raggiungendo a Ponte vecchio, dove avviene la rilevazione, un valore di 9.37 metri, prossimo all’intradosso del ponte. Anche il ponte nuovo e’ stato quasi raggiunto dall’acqua nel passaggio del colmo di piena”.