Le eruzioni vulcaniche rappresentano uno dei fenomeni naturali più affascinanti della Natura: la spettacolarità delle fontane di lava, le altissime colonne di cenere che si innalzano al di sopra dei crateri, la potenza distruttiva delle eruzioni esplosive, la coltre di cenere che ricade ammantando tutto quanto, la velocità e la forza distruttrice delle colate piroclastiche, riescono sempre a lasciarci senza fiato.
VALANGHE INCANDESCENTI: IL CROLLO DI UN DUOMO LAVICO – Talvolta i vulcani presentano tipologie eruttive particolari, che ad un occhio inesperto, potrebbero addirittura passare totalmente inosservate: ne è un esempio l’estrusione dei duomi lavici. Si tratta di lente emissioni di lave altamente viscose (chimicamente classificabili come magmi riolitici o dacitici), che emergono dal cratere e, senza dare luogo a colate, si accumulano vicino ad esso, generando morfologie a cupola. Si tratta di strutture tipiche di vulcani caratterizzati da attività di tipo esplosivo, a causa della particolare composizione dei magmi che alimentano questi sistemi. Anche se hanno temperature inferiori rispetto a quelle basaltiche (ad esempio come quelle del Kilawea alle Hawaii), le lave che costituiscono i duomi sono comunque molto calde e possono raggiungere gli 850° C.
Spesso queste strutture si formano su superfici inclinate, sui fianchi dei vulcani, in posizioni potenzialmente molto pericolose; dal momento che queste masse sono instabili, possono precipitare a valle a causa della gravità o per via di emissioni più violente dalla bocca eruttiva. Questo è proprio ciò che è avvenuto sul Sinabung (Indonesia), uno stratovulcano estremamente esplosivo che ha dato luogo di recente a spettacolari e spaventose eruzioni. In una delle sue fasi di attività più “tranquille”, ha emesso una notevole quantità di lava viscosa che, ammassandosi nei pressi della bocca eruttiva, ha formato un duomo asimmetrico su uno dei suoi fianchi: improvvisamente questa struttura è collassata, ed ha dato luogo ad una sensazionale colata piroclastica composta dal materiale caldo che si era accumulato nei pressi della bocca (vedi video in coda all’articolo). Grazie al fatto che il fenomeno si è verificato di notte, è possibile apprezzare l’incandescenza del materiale coinvolto (cosa che non avremmo potuto fare in un contesto diurno: in questo caso la colata piroclastica ci sarebbe apparsa come una velocissima “frana” polverosa).
FENOMENI INATTESI – Per quanto spettacolari, episodi come il collasso di duomi lavici, sono abbastanza frequenti. Talvolta però, fenomeni “accessori”, che esulano dalla vulcanologia in senso stretto, ma che sono di grande impatto visivo, accompagnano le eruzioni. Possono crearsi anelli di materiale vulcanico molto fine tutto attorno alla colonna eruttiva composta da gas e cenere, generando una forma complessiva molto simile a quella prodotta delle esplosioni atomiche; è questo il caso dell’ultima eruzione del Mount Redoubt, in Alaska (immagine accanto).
Altre volte, in particolari condizioni, lo sfregamento tra le particelle di cenere emesse al di sopra dei crateri, le rende cariche elettricamente, al punto tale da generare veri e propri fulmini dentro la nube vulcanica. Fenomeni di questo tipo sono stati osservati nelle eruzioni del Sakurajima in Giappone, dell’ Eyjafjallajökull in Islanda e anche durante l’eruzione del 1944 del Vesuvio.
Uno dei più sorprendenti esempi di fenomeni accessori legati all’attività vulcanica è sicuramente lo sviluppo di una serie di “dust devils”, osservati e filmati durante una recente colata piroclastica del Sinabung. In seguito al caldo e turbolento flusso detritico verso valle, il materiale emesso dal vulcano ha iniziato ad adagiarsi al suolo, generando una superficie di materiale ancora caldo, e ha ricreato una situazione al suolo che solitamente si verifica in regimi climatici aridi, ben diversi da quello in cui si colloca il vulcano Sinambur. Nei deserti (come ad esempio nel Sahara, negli altipiani dell’Iran o nelle vallate secche del Tibet), il terreno è surriscaldato dai raggi solari, e, a causa della presenza di una leggera depressione atmosferica al di sopra di esso, si può originare una sorta di mulinello di aria poco densa che tende a salire verso l’alto, richiamando nuova aria dall’ambiente circostante.
Il mulinello si sposta sul terreno in funzione dell’afflusso di questa aria esterna, e, nel suo tragitto, porta con sé polvere, sabbia, cenere e piccoli oggetti. Quando poi il vortice incontra una porzione di suolo relativamente fredda, collassa, non avendo più a disposizione l’energia necessaria. I “dust devil” (letteralmente diavoli di polvere), non sono quindi legati a fenomeni metereologici, e anche se sono molto simili ai tornado, sono generati da meccanismi totalmente differenti. Il verificarsi questi fenomeni, usualmente connessi ad ambienti aridi e secchi, è un fatto straordinario in un ambiente vulcanico, per di più se collocato in un regime climatico umido come quello indonesiano. Il video che ha immortalato i “dust devil” sul Sinabung è una testimonianza preziosa del fatto che i vulcani rappresentano uno spettacolo naturale a 360°: possono diventare lo scenario sensazionale di fenomeni accessori che ne accrescono il fascino e ci ricordano come la Natura abbia sempre qualche inatteso spettacolo da regalarci.