Si è chiuso ieri sera il sipario sui Giochi Olimpici Invernali di Sochi 2014 e si è spento il fuoco di olimpia all’Olympic Park. Grandi emozioni alla cerimonia di chiusura, con un pò di Italia, grazie alla direzione delle cerimonie di apertura e chiusura del veneziano Marco Balich. Uno spettacolo come al solito sempre commovente, in particolare quando l’orsetto mascotte ha spento la fiaccola. In questo mese insieme abbiamo imparato a conoscere Sochi, il suo sobborgo di Adler dove era concentrato tutto l’Olympic Park con le strutture per gli sport indoor e la Medal Plaza. Poi abbiamo conosciuto gli impianti della località in montagna di Krasnaja Poljana, con le piste di sci nordico del Laura Ski Centre, le piste di discesa del Rosa Kuthor oppure il Sanki Centre con la pista di bob. In fondo un olimpiade è una vetrina che per 15 giorni fa vedere al mondo di cosa si è capaci, principalmente per un futuro di sviluppo in chiave turistica. Il nome di Sochi, pressochè sconosciuto al di fuori della Russia da oggi entra di diritto nei libri di storia. Sochi ce lo ricorderemo per le grandi emozioni sportive, per la prima volta del Salto con gli Sci femminile, ma anche per i tanti soldi spesi per creare di fatto da zero una località di sport invernali. Di Sochi ricorderemo il gran caldo, anche se fortunatamente di neve ne era scesa parecchia prima dei giochi, ricorderemo i primi bagni della stagione fatti sul mar Nero dove si affacciano gli impianti sportivi. Ricorderemo le tante polimiche alla vigilia delle gare e il problema sicurezza, anche dopo gli attentati che hanno preceduto i giochi. Nonostante questo il risultato è stato positivo e Putin può dire di aver vinto la sua scommessa, oltre che il medagliere. Solo il clima non è stato così clemente. In ogni caso bene o male dopo questa full immersion nei giochi, Sochi ci mancherà e dovremo aspettare fino al 2016 per i Giochi Olimpici Estivi di Rio De Janeiro. Per gli appassionati di Formula 1, da oggi inizieranno i lavori per adeguare il parco olimpico, a pista per il primo Gran Premio di Sochi che si svolgerà ad ottobre. Nel frattempo in Italia iniziano i bilanci del post olimpiadi e le opinioni sono divergenti: la dirigenza CONI, dichiara che il risultato è stato positivo visto che abbiamo portato a casa più medaglie di Vancouver 2010, 8 contro 5, anche se però non è arrivato l’oro. Dall’altra parte invece c’è chi dice che è stata una debacle per la spedizione azzurra, 22° posto, posizione che non si raggiungeva dal 1948 e nessun oro; l’inno di Mameli, risuonava da Sarajevo 1984, ma a Sochi niente Fratelli d’Italia. Sui social si legge che la spedizione azzurra sia l’immagine delle condizioni generali del nostro Paese, ma probabilmente in realtà siamo di fronte ad una fase di cambio generazionale. La generazione di successi di Salt Lake City 2002 e Torino 2006 , sta via via andando in pensione, anche se a Sochi ha dovuto ancora contare sui vecchi leoni come Armin Zoeggler e Giorgio Di Centa. Probabilmente bisogna impostare lo sport in maniera diversa, seguendo i modelli dei paesi più avanzati, in particolare in questi giorni si è spesso parlato di come il mondo della scuola e dello sport non siano in Italia concilianti. Qualcun’altro parla di mancanza di “vocazione sportiva” ad esempio per lo sci nordico, che rimane lo sport invernale che ha portato più medaglie nella storia dei giochi olimpici invernali. In Italia le località di sport invernali sono tante e i palaghiacci nelle città sono molti, decine sono gli sci club e gli ice club, con decine di bambini e ragazzini con tutti il sogno a cinque cerchi. Dunque crediamo che non sia questione di vocazione, ma forse di come sia impostato lo sport in Italia e di come il ruolo dei media italiani in questi eventi sportivi, vedi la RAI che non ha comprato i diritti riducendo via via le ore di trasmissione dei giochi precedenti, abbia influito parecchio. Il ruolo dei media e dell’immagine è anche importante per l’industria del turismo invernale, tassello fondamentale dell’economia del nostro Paese. Forse un nuovo grande evento potrebbe rilanciare l’Italia, perchè il nostro Paese merita grandi vetrine, anche per ricostruirlo dove le “macerie” di questa crisi. Torino 2006, ha rilanciato una città industriale, che ha ridato lustro alla città piemontese, grazie ad una grande edizione dei giochi, che per alcuni aspetti non è stata scalfita ne da Vancouver, ne da Sochi. Probabilmente però si è fatto poco per far si che l’olimpiade in casa fosse un evento che coinvolgesse maggiormente tutto il Paese, per dare rilancio all’immagine dell’Italia e rilanciare lo sport. Dunque l’auspicio che le voci di candidature di alcune località invernali, diventino realtà e si parta per un progetto importante e serio, eventualmente alternativo ai giochi estivi di Roma 2024, dove la concorrenza sarà sicuramente più agguerrita. L’Italia ha già ospitato due volte i giochi invernali candidandosi 8 volte (Cortina x 5, Aosta, Tarvisio, Torino), dunque percorsi già fatti e sperimentati che con l’assegnazione hanno reso celebre Cortina in tutto il mondo e hanno dato un volto nuovo a Torino. Con questi propositi, dunque, ci congediamo dai i tanti lettori di Meteoweb, che ci hanno seguito nello speciale Vancouver nel 2010, e quest’anno con Sochi. Siete stati molte migliaia e speriamo di avervi fatto cosa gradita. Quindi vi ringraziamo, dandovi appuntamento a XXIII Giochi Invernali di PyeongChang 2018 (9-25 febbraio 2018). La piccola città della Corea del Sud ospiterà la prossima edizioni e gli organizzatori garantiscono che, nonostante anche qui sia una forte vicinanza con il mare, la neve ci sarà. Però la vera scommessa dei coreani sarà quella di avere ai giochi i coreani del nord, e magari di sfilare assieme come nei giochi estivi del 2000 e del 2004. Staremo a vedere! Arrivederci e grazie!