Ci vorranno due o tre giorni di tempo per stabilire se gli oggetti avvistati da un satellite nell’Oceano Indiano appartengono o meno al volo MH370 della Malaysia Airlines, scomparso ormai quqasi due settimane fa. Lo ha detto il ministro della Difesa australiano, David Johnston. Per ora, un velivolo Orion dell’aeronautica australiana inviato nella zona non e’ ancora riuscito a individuare i detriti a causa della visibilita’ limitata dal maltempo. L’area viene sorvolata anche da altri tre aerei di sorveglianza a lungo raggio, uno australiano, uno neozelandese e uno statunitense.
Una nave norvegese, la St Petersburg, è arrivata nella zona dell’oceano Indiano dove i satelliti hanno rilevato la presenza di due “oggetti” che potrebbero appartenere al Boeing 777 della della Malaysia Airlines, scomparso 12 giorni fa. Lo ha annunciato l’armatore, Hoegh Autoliners. “La nave è arrivata sul posto per partecipare alle ricerche”, ha dichiarato all’Afp Cecilie Moe, portavoce della compagnia norvegese.
In mattinata il Primo ministro australiano aveva annunciato la presenza di due oggetti nell’oceano Indiano forse legati al jet svanito nel nulla. I due oggetti, uno dei quali della lunghezza di 24 metri, “sono probabilmente la migliore pista che abbiamo”, avevano commentato le autorità australiane, aggiungendo con prudenza che occorre però “recarsi sul posto” per effettuare tutte le verifiche del caso. L’Australia dirige le ricerche nell’oceano Indiano. Secondo un altro portavoce della compagnia, Christian Dall, le operazioni di ricerche per oggi saranno limitate dalla poca luce. “In questa regione, il sole tramonta fra circa un’ora”, ha spiegato Dall poco dopo le 12. La St Petersbourg, nave da trasporto macchine, era in navigazione fra Port-Louis, isole Mauritius, e la città australiana di Melbourne, quando le autorità australiane le hanno chiesto di cambiare rotta per tentare di identificare gli oggetti rilevati dal satellite a sud ovest della città di Perth, nell’Australia occidentale. “Sono oggetti di una certa dimensione, probabilmente in acqua, sotto la superficie, che emergono a intermittenza”, ha dichiarato il responsabile dell’Autorità australiana di Sicurezza marittima, John Young. “Il più grande sarebbe di 24 metri. L’altro è più piccolo”, ha precisato.