Aereo scomparso, il segnale delle scatole nere può esaurirsi anche in 30 giorni. Il mistero continua…

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Le squadre di ricerca e soccorso impegnate nelle operazioni di perlustrazione in mare per individuare eventuali tracce del Boeing della Malayisan Airlines scomparso improvvisamente sabato, sanno che il segnale emesso dalle scatole nere per consentire il loro ritrovamento puo’ esaurirsi anche in 30 giorni. I due registratori di bordo contengono uno le ultime due ore di voci e comunicazioni interne alla cabina di pilotaggio, l’altra tutti i dati relativi al volo.
Il segnale emesso dalle scatole nere – programmato per resistere almeno 30 giorni – puo’ essere captato da una distanza massima di alcune miglia, scrive il Washington Post, ricordando che i registratori di volo sono costruiti in modo da resistere a grandissima profondita’, fino a seimila metri, e sopportare temperature fino a duemila gradi, oltre ad impatti violentissimi. Il quotidiano americano ricorda inoltre il caso del disastro aereo dell’Airbus 330 dell’Air France precipitato in mare dopo il decollo da Rio de Janeiro per Parigi nel giugno del 2009: in quel caso le scatole nere vennero rintracciate e recuperate quasi due anni dopo l’incidente e risultarono perfettamente leggibili.

Intanto sono state estese al Mare delle Andamane, un tratto di Oceano Indiano che si estende dalle coste del Myanmar all’estremita’ settentrionale dell’isola indonesiana di Sumatra, le ricerche internazionali del Boeing 777-200 Er della compagnia di bandiera ‘Malaysian Airlines’, svanito apparentemente nel nulla cinque giorni fa con 239 persone a bordo, mentre era diretto da Kuala Lumpur a Pechino: lo ha annunciato il direttore dell’Aviazione Civile malese, Azharuddin Abdul Raman. “Si tratta di un’area molto vasta da controllare”, ha osservato, “ma noi non lasceremo nulla d’intentato, dobbiamo prendere in considerazione ogni possibilita'”. Il teatro operativo si estende ormai parecchie centinaia di chilometri a ovest rispetto a quello originario, nel Mar Cinese Meridionale. In pratica, sono attualmente scandagliati ambedue i versanti al largo delle coste della penisola di Malacca, su cui sorge la parte continentale della Malaysia. Proprio perche’ si cerca l’eventuale relitto anche nel Mare delle Andamane, le autorita’ malesi hanno chiesto l’aiuto dell’India, cui appartengono politicamente l’omonimo arcipelago e quello delle Nicobare, che ne chiudono il lato occidentale. Fonti del ministero degli Esteri di Delhi hanno reso noto infatti che tra i due Paesi i collegamenti sono stati “avviati da ieri”, e che “si stanno discutendo i punti di contatto per rendersi conto di quale tipo di assistenza vi sia bisogno, e di che cosa l’India possa offrire”. La Marina Militare indiana mantiene sulle isole un’importante base di comando, e le sue unita’ pattugliano regolarmente lo Stretto di Malacca. Frattanto il Vietnam ha annunciato invece di aver “temporaneamente sospeso” le ricerche aeree, e di aver “ridotto” quelle navali, in attesa di ricevere da Kuala Lumpur chiarimenti sulla possibile rotta seguita dal velivolo prima di scomparire dagli schermi radar. “Ne abbiamo fatto richiesta alla Malaysia per due volte, ma finora non ci hanno risposto”, ha spiegato al riguardo il vice ministro dei Trasporti vietnamita, Pham Quy Tieu.

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