Malgrado l’ingente dispiegamento di mezzi navali, aerei ed elicotteri, soprattutto da parte dei cinesi, ancora non c’è nessuna traccia dell’aereo della Malaysia Airlines MH370, con 239 persone a bordo, sparito lo scorso sabato 8 Marzo sopra i cieli della Malaysia settentrionale. Le informazioni captate dal satellite cinese, che avrebbe intercettato il veivolo mentre sorvolava lo spazio aereo vietnamita, all’altezza del golfo della Thailandia, sono risultate piuttosto vane. Secondo fonti dell’intelligence statunitense è possibile che il boing 777 della Malaysia Airlines abbia proseguito il suo viaggio per almeno altre 4-5 ore, prima di scomparire nel nulla, fra la penisola di Malacca e i cieli del Vietnam meridionale. Ma non è tutto. I radar militari malesi, competenti per il monitoraggio del traffico aereo nell’area, avrebbero intercettato un improvviso cambio di rotta del boing 777.
Invece di proseguire verso lo spazio aereo della Cina meridionale, l’aereo prima di scomparire dai radar ha virato verso ovest, portandosi all’altezza dell’imboccatura nord dello Stretto di Malacca, il braccio di mare che separa le coste orientali di Sumatra da quelle orientali della penisola di Malacca, in territorio malese. Se a ciò si aggiunge che secondo fonti statunitensi l’aereo avrebbe proseguito la sua corsa per altre 4-5 ore, bisognerebbe cominciare a cercare altrove, verso il mar delle Andamane, fra le coste di Sumatra e quelle della Thailandia meridionale. Peraltro l’area, in questi giorni, continua ad essere battuta dal “Monsone di NE” che soffia in maniera debole o moderata a largo. Questa circolazione monsonica, tipica del periodo invernale, genera una intensa corrente marina di deriva che potrebbe spingere i detriti del veivolo verso le isole Nicobare e le coste settentrionali di Sumatra. Non ci dovremo stupire più di tanto se nei prossimi giorni potrebbero emergere novità importanti se le ricerche si estenderanno su questo ampio tratto di mare, ad ovest della penisola di Malacca.