Dichiarazioni contraddittorie, smentite, passi indietro: una serie di elementi stanno rendendo ancora piu’ ingarbugliata la ricerca del B-777 delle Malaysia Airlines, l’aereo scomparso con 239 a bordo mentre era in volo tra Kuala Lumpur e Pechino. Il volo MH370 e’ decollato da Kuala Lumpur sabato scorso, alle 00:41 ora locale, quando in Italia erano ancora le 17:41 di venerdi’, e doveva arrivare a Pechino sei ore piu’ tardi, alle 06:30 di mattino. Aveva carburante per 7,5 ore di volo e trasportava 227 passeggeri (tra cui due minori) e un equipaggio di 12 persone. Fin qui, i dati certi. Per il resto, ormai al quinto giorno di infruttuose ricerche, ecco tutti gli elementi di assoluta confusione sulla vicenda.
L’AEREO HA CAMBIATO ROTTA? – Il capo dell’Aviazione malese, generali Rodzali Daud, domenica ha ventilato la possibilita’ che l’aereo abbia inspiegabilmente cambiato rotta; e ha aggiunto che la teoria era “”corroborata da radar civili”. Martedi’ una fonte dell’esercito ha confermato che l’ultima traccia del B-777 delle Malaysia Airlines scomparso fu registrata sopra lo Stretto di Malacca, sulla costa occidentale, ben lontano da dove il velivolo ebbe il suo ultimo contatto con il traffico aereo civile, al largo della costa orientale del Paese. Il Vietnam inizialmente aveva detto che l’aereo si stava avvicinando al suo spazio aereo quando e’ sparito dagli schermi radar. Rodzali ha poi smentito di aver parlato di cambio di rotta. Intanto le ricerche sono state estese fino alle Isole Andamane, ben oltre la costa occidentale malese, ma le autorita’ non hanno dato altra spiegazione se non il fatto che finora sono rimasti a mani vuote. Rodzali pero’ oggi ha reso noto che le autorita’ stanno indagando su un oggetto non identificato avvistato a circa 320 chilometri a nord-ovest dello Stato malese di Penang, ben lontano dalla rotta, piu’ o meno nel momento in cui l’aereo e’ sparito.
I TEMPI – La Malaysia Airlines in un primo momento ha sostenuto che la torre di controllo di Subang perse il contatto con il volo MH370 alle 02:40 di notte. L’Authority dell’Aviazione Civile vietnamita riferi’ che il pilota non la contatto’ alle 17:21 GMT di venerdi’, come era previsto, mentre volava tra la Malaysia e Ho Chi Minh. Successivamente le autorita’ malesi hanno sostenuto di aver perso il controllo con l’aereo intorno all’1:30 ora malese (le 17:30 GMT), circa un’ora dopo il decollo. Ma oggi il direttore generale dell’aviazione civile malese, Azharuddin Abdul Rahman, ha dato ancora un’altra versione: ha spiegato che, da normativa, sono due i radar che registrano i voli: il primo segno’ come ultimo contatto le 01:21 ora locale; l’altro le 01:30, e quest’ultimo colloco’ l’aereo sopra il Golfo della Thailandia, in entrata nello spazio aereo del Vietnam. Ma un altro radar, questa volta militare, registro’ -come abbiamo visto- alle 02:15 un oggetto, che non identifico’ , alle 02:15 sopra lo Stretto di Malacca, dunque piu’ a ovest e a centinaia di chilometri dalla rotta assegnata all’MH370.
L’AREA SETACCIATA – La ricerca e’ cominciata nel Mar Cinese Meridionale e nel Golfo di Thailandia. Da allora le autorita’ malesi hanno sempre piu’ allargato il raggio di attenzione, spostando anche il focus di attenzione (il che ha alimentato non poche accuse di pasticci e di risposta inadeguata). Le ricerche si sono spinte fino alle Isole Andamane. Il Vietnam oggi prima ha sospeso le ricerche nel suo spazio aereo in attesa che la Malaysia desse indicazioni; poi ha mandato due aerei e nove navi di nuovo in mare. In totale comunque in un’area di 70mila chilometri quadrati lavorano 42 navi e 39 aerei di una dozzina di Paesi diversi, compresi Cina e Usa.
RELITTI –C’e’ stata una serie di falsi allarmi. Le tracce oleose individuate sabato dagli aerei vietnamiti al largo dell’isola di Tho Chu si sono rivelate la perdita di carburante di un qualche cargo. Lunedi’ e’ stato avvistato un galleggiante, Malaysia e Vietnam hanno mandato navi ma non hanno trovato nulla.
PASSAPORTI RUBATI – La scoperta che a bordo viaggiavano due passeggeri con passaporti falsi ha alimentato all’inizio il sospetto dell’attentato. Si e’ scoperto che i due erano iraniani in cerca di una nuova vita in Europa. Il particolare ha causato il riferimento a Balotelli: incalzato dai giornalisti che volevano capire come potessero essere saliti a bordo due passeggeri asiatici con passaporto italiano o austriaco, il capo dell’aviazione civile malese ha spiegato che il colore della pelle non indica necessariamente la nazionalita’ e ha chiamato in causa il fuoriclasse italiano. “Conoscete un calciatore con il nome di Bartoli (sic)”, ha detto. “Balotelli”, hanno corretto i giornalisti. “Sapete a chi assomiglia? Nazionalita’ e razza non sono la stessa cosa”.
I CELLULARI CHE SQUILLANO –Secondo i media cinesi, alcuni famigliari che hanno tentato di chiamare i parenti scomparsi hanno sentito squillare a vuoto i cellulari. Anche Hubh Dunleavy, direttore Commerciale di Malaysia Airlines, ha confermato che gli e’ capitato lo stesso quando ha provato a contattare l’equipaggio, ma non ha dato spiegazioni. Altri media cinesi hanno scritto che dai loro numeri, sul sistema di messaggistica cinese QQQ, risultava che erano attivi: l’operatore ha spiegato che se non si chiude correttamente il software puo’ accadere; un esperto di tecnologia a Singapore, Alfred Sew, ha ammesso “il mistero” ma anche detto che magari si e’ trattato di un errore di rete.
BAGAGLI – Azharuddin Abdul Rahman, il capo dell’Aviazione Civile malese, ha detto lunedi’ che 5 passeggeri che avevano acquistato il biglietto non salirono sul volo; ma che i bagagli, come da procedura standard, furono subito rimossi quando i controlli indicarono che i 5 non si erano imbarcati prima del decollo. Martedi’ il capo della polizia malese, Khalid Abu Bakhar, ha invece sostenuto che tutti quelli che prenotarono il volo salirono a bordo. A complicare le cose, un comunicato delle Malaysia Airlines che poche ore dopo ha informato che c’erano davvero passeggeri che avevano prenotato, ma non fecero il check-in; furono allora sostituiti da quattro passeggeri in attesa.