Corrisponde ad appena il 10% del pianeta l’area che consente la copertura radar dei voli aerei civili. Nel restante 90%, che comprende oceani, deserti e aree polari, non c’e’ al momento alcuna copertura radar per i 20.000 aerei che volano ogni secondo in tutto il mondo. Si spiega in parte anche in questo modo la misteriosa scomparsa del volo MH370 delle Malaysia Airlines. Seguirne la traccia mentre era in navigazione sull’oceano era infatti praticamente impossibile con le tecnologie attuali. ”Non esistendo un radar in grado di coprire l’estensione di un oceano, durante queste navigazioni il velivolo viene seguito dal controllo del traffico aereo grazie al piano di volo, nel quale viene riportata la rotta che l’aereo seguira’, e grazie soprattutto alle comunicazioni radio che l’aereo invia a terra comunicando la posizione, la velocita’ e la propria prua”, spiega Maurizio Paggetti, il responsabile dell’Aera operativa dell’Enav, la Societa’ nazionale per il controllo del volo.
Dove c’e’ copertura radar, a permettere i contatti e’ il trasponder, lo strumento su cui viene selezionato il codice numerico che identifica l’aereo. Esistono radar primari e secondari: i primi emettono segnali a 360 gradi rilevando la traccia lasciata nel momento in cui il segnale incontra un aereo; i secondi sono antenne che interrogano i sistemi di bordo e incrociano i dati con quelli rilevati dal radar primario per dare un’informazione completa. ”Il trasponder di bordo – prosegue Paggetti – dialoga con il radar secondario che ‘vede’ l’aereo quando il trasponder e’ acceso e funzionante. Ma se c’e’ una copertura di radar primario, anche col trasponder spento, la traccia dell’aereo viene visualizzata ugualmente”. Le comunicazioni si interrompono quando il trasponder smette di funzionare e questo puo’ accadere per un guasto (ma come ogni sistema di bordo anche il trasponder e’ ridondante, ovvero ha almeno un sistema secondario) oppure se lo strumento viene deliberatamente spento. I satelliti potranno garantire una copertura totale dello spazio aereo solo nel 2018, con l’entrata in funzione del sistema Aireon, la costellazione americana di 66 satelliti alla quale partecipa anche l’Enav. ”Solo con uno specifico sistema satellitare – rileva Paggetti – si puo’ avere la sorveglianza attiva anche sugli oceani”. Grazie ad esso, aggiunge, ”si conoscera’ identita’, posizione e quota di un qualsiasi velivolo in tutto il globo, incluse aree oceaniche, desertiche e polari, attualmente prive di sorveglianza. L’accordo prevede, inoltre, che ENAV avra’ un ruolo chiave nello sviluppo del servizio verso i service provider del Sud-est asiatico, dove e’ gia’ presente con la controllata Enav, Asia Pacific”.