Gli Stati Uniti hanno deciso di mettere a disposizione un drone subacqueo Bluefin per le ricerche del relitto del Boeing 777-200 della Malaysian Airlines, caduto nell’Oceano Indiano meridionale. Lo ha annunciato il contrammiraglio John Kirby, portavoce del Pentagono, spiegando che il piccolo sottomarino teleguidato raggiungera’ quanto prima l’Australia per poi essere dispiegato in mare aperto. Il Bluefin (nome inglese del tonno rosso; ndr), dalla forma vagamente simile a quella di un siluro, e’ lungo circa 5 metri e pesa 800 chilogrammi: dotato di un sofisticato apparato sonar, e’ in grado di scendere fino a 5.000 metri di profondita’ e, alle basse velocita’, ha un’autonomia superiore alle 24 ore. Andra’ a unirsi al Black Box Detector, un localizzatore sottomarino chiamato anche Towed Pinger Locator perche’ di norma e’ trainato da un rimorchiatore (tow-boat), il cui invio in zona era gia’ stato annunciato dalla Marina Militare Usa: si tratta di un’apparecchiatura ad alta tecnologia di ultima generazione, capace di captare i segnali trasmessi a intervalli regolari dalle scatole nere di un aereo, vale a dire dal registratore dei parametri di volo e dal rilevatore dei suoni in cabina di pilotaggio. Entrambi i dispositivi sono partiti da uno scalo di New York e sono stati trasferiti in aereo a Perth, capitale dello Stato federato dell’Australia Occidentale. Ad accompagnarli sono 10 tra tecnici delle Forze Armate ed esperti civili, che avranno il compito di predisporli all’opera e quindi di gestirne i rilevamenti. “Ci sono oltre 200 famiglie che in questo stesso momento sono distrutte dal dolore”, ha osservato Kirby alludendo ai parenti delle vittime. “Dal governo della Malaysia hanno appena ricevuto notizie davvero dure, e il mondo intero ne condivide la tristezza”. Il ministero della Difesa americano ha precisato che la propria tecnologia entrera’ in azione soltanto una volta che il settore oceanico di perlustrazione sara’ stato ristretto in misura significativa. “Affinche’ possa risultare utile”, ha spiegato infatti il portavoce, “occorre vi sia un’area del fondale marino ben circoscritta da controllare, cosi’ da essere in grado di indicare alle attrezzature alcuni parametri precisi. E per il momento”, ha concluso, “non ci siamo ancora”.