Nutrie, scoiattoli grigi, tartarughe dalle guance rosse, pesce siluro. Sono tra le piu’ note, ma non uniche, specie non indigene che invadono territori non loro, spesso causando danni. Si stima che in Europa, delle 10.000 ”specie aliene invasive” presenti, il 10-15% avra’ un impatto negativo. Uno studio realizzato nel 2009 stimava che ” le specie aliene invasive” costano all’Europa circa 12 milioni di euro l’anno, e si prevede che questa cifra continuera’ a crescere, cosi’ come aumentera’ il numero di nuove specie aliene che, a livello globale, costano all’economia 1,4 trilioni di dollari l’anno. Sono i dati emersi dal convegno organizzato dalla Lav oggi a Milano, realizzato con il contributo della fondazione Cariplo. I casi piu’ rilevanti di invasione da parte di “specie animali aliene”, sono stati raccolti nel dossier “Alieni sulla propria terra” che analizza, accanto alla dinamica delle invasioni, le contromisure attivate per contrastare il proliferare degli animali nei nuovi territori. Tema al centro anche di “The Invasion”, documentario d’inchiesta, realizzato da Ilaria Marchini con Silos Production, su una specie sotto accusa in Italia, la nutria, e su come sia possibile un’interazione positiva con l’uomo. Ma come arrivano queste specie aliene? Il 90% degli invertebrati giunge come contaminante a bordo di aerei o di altri mezzi di trasporto, oppure sulle piante importate; animali esotici da compagnia, normalmente detenuti in cattivita’, vengono continuamente rilasciati in liberta’ volontariamente o involontariamente; gli allevamenti di animali da pelliccia rappresentano un canale di introduzione di specie alloctone, come del resto i giardini zoologici, gli acquari e gli ocenari. Si stima che solo il 10% di tutte le diverse specie animali e vegetali introdotte in una nuova area riesca a stabilirsi sul territorio a tal punto da diffondersi. Contro il fenomeno, la prima norma di buonsenso consisterebbe nel vietare il commercio di specie aliene, opportunita’ che non rientra, se non marginalmente, nelle prospettive future dell’Unione Europea. Nel frattempo, gli animali fino ad oggi introdotti continuano a riprodursi. La prospettiva e’ quella di dover affrontare un futuro ‘meticcio’, ma applicando un sano principio di convivenza le specie invasive potrebbero rivelarsi importanti per l’evoluzione della biodiversita’. Nel 2016, evidenzia la Lav, dovrebbe entrare in vigore la “Proposta di Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio recante disposizioni volte a prevenire e a gestire l’introduzione e la diffusione delle specie esotiche invasive” che prende atto del costante aumento della presenza di queste specie, anche a seguito dell’espansione degli scambi commerciali, dei flussi turistici nonche’ dei cambiamenti climatici. La Commissione Ue ritiene che le “specie esotiche invasive” possano determinare perdita di biodiversita’, trasmissione di malattie e danni economici, per questi motivi propone le seguenti misure che dovranno essere approvate dal Parlamento Europeo: il divieto totale di importazione, allevamento, vendita delle specie considerate piu’ problematiche (”specie prioritarie”); l’attivazione di un sistema di controllo e sorveglianza alle frontiere dei paesi dell’Ue; la predisposizione delle misure necessarie a tenere sotto controllo la diffusione delle specie invasive gia’ presenti nei paesi dell’Ue. “Le invasioni sono ascrivibili unicamente alla responsabilita’ dell’uomo, come ammette la stessa Commissione Ue che distingue le specie esotiche invasive in due sole categorie, quelle introdotte volontariamente (interessi commerciali, a scopo ornamentale, animali da compagnia) e involontariamente (contaminanti nelle merci, ospiti nei mezzi di trasporto o di viaggiatori inconsapevoli), dunque in entrambi i casi per mano umana”, sottolinea la Lav. “E’ importante tenere presente questo dato di fatto – conclude la Lega Anti Vivisezione – perche’ invece le misure di contenimento del fenomeno prevedono azioni le cui conseguenze spesso ricadono quasi esclusivamente sugli animali. Vittime di un ossimoro: uccisi in nome della protezione di altri animali”.