Al via domani a Yokohama, in Giappone, l’incontro del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc), che si riunirà fino al 29 marzo per redigere il ‘Quinto rapporto di valutazione’ globale sul clima. Al meeting partecipano scienziati esperti di clima e rappresentanti di circa 100 governi. Stando alle bozze del documento al quale stanno lavorando e alle interviste con i curatori, la nuova relazione evidenzierà che il cambiamento climatico non è lontano nel tempo e nello spazio, ma riguarda tutti e adesso. La parola chiave, usata nel testo oltre 5mila volte, è ‘rischio’. Non si tratta dello scioglimento dei ghiacci e delle minacce agli animali e alle piante, ma si tratta di problemi legati all’uomo: il cambiamento climatico, spiegherà il nuovo report, può fare peggiorare i problemi di fame, malattie, siccità, allagamenti, rifugiati e guerra. Gli scienziati hanno già osservato molti cambiamenti legati al riscaldamento globale, come l’aumento delle ondate di caldo in Nord America, Europa, Africa e Asia. Gravi allagamenti, come quelli che nel 2008 hanno costretto 90mila persone a lasciare le loro case in Mozambico, sono ora più frequenti in Africa e Australia. Inoltre in Europa e Nord America sono diventate più frequenti le piogge che possono provocare danni. Riassumendo per punti il documento avverte che, se il cambiamento climatico proseguisse: pur non provocando direttamente guerre aggiungerebbe fattori destabilizzanti che potrebbero favorirle; porterebbe un aumento dei prezzi del cibo fra il 3% e l’84% entro il 2050 causando un aumento dei problemi di fame; comporterebbe per circa un terzo della popolazione mondiale entro il 2080 un calo del 10% delle scorte sotterranee di acqua rispetto ai livelli del 1980; farebbe salire la probabilità di problemi di salute legati a ondate di caldo e a cibo e acqua; porterebbe un aumento della povertà di entità difficilmente calcolabile.