Bruxelles ha chiesto all’Ue di ridurre le emissioni del 40% in rapporto al loro livello del 1990 entro il 2030. Inoltre, la Commissione europea ha invitato i paesi membri a portare al 27% la quota di energie rinnovabili nel mix energetico dell’Ue, raccomandandosi di realizzare risparmi di energia del 25%.
Tuttavia, “sono state constatate grandi disparità tra gli Stati membri nel settore dell’energia”, ha spiegato il vice premier greco, Evangelos Venizelos, il cui Paese detiene la presidenza di turno dell’Ue. “Esse sono dovute al fatto che alcuni Stati producono energia nucleare e altri no”, ma dipendono anche dalle “limitazioni imposte sull’uso delle risorse naturali, come la lignite in Grecia, con grandi differenze nei prezzi pagati dai paesi per il gas naturale”, ha aggiunto Venizelos.
E la prima conseguenza di tutto ciò è che numerosi Stati si rifiutano di prendere qualunque impegno per nuovi obiettivi di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. Se Parigi, che ospiterà il summit mondiale sul clima fino a fine 2015, intende battersi per un accordo vincolante nelle conclusioni del summit, numerose sono le reticenze di altri paesi. La Polonia e gli Stati dell’Est europeo vogliono prima conoscere gli impegni di altre potenze come Stati Uniti, Cina e Russia. L’Italia chiede che sia tenuta in conto “la capacità di finanziamento e di spesa degli Stati”, la Spagna esige delle garanzie “sugli investimenti per le interconnessioni”.
Adesso, la crisi con la Russia fornisce nuovi argomenti di discussione. L’Ue dipende considerevolmente dal gas russo.
Gazprom ha venduto 133 miliardi di metri cubi ai paesi dell’Ue nel 2013, con un incremento del 16,3% rispetto all’anno precedente. Una quota che rappresenta il 25% del consumo dell’Unione europea, tenuto conto delle disparità tra i paesi membri. I principali acquirenti sono stati la Germania (40 miliardi di metri cubi), l’Italia (25,3 miliardi), il Regno Unito (12,4 miliradi). E numerosi Stati – Lituania, Lettonia, Estonia, Finlandia, Polonia, Ungheria, Slovacchia e Bulgaria – sono totalmente dipendenti dalle forniture russe.
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