L’endometriosi (da endro (dentro) e metra (utero)) è una patologia che coinvolge globalmente la salute della donna con effetti psico-fisici spesso debilitanti. Si tratta di una malattia cronica e complessa in cui un tessuto simile a quello endometriale viene a trovarsi in sedi anomale (soprattutto a livello di ovaie, tube, utero, legamenti utero-sacrali ecc; ma trovarsi anche a livello di ombelico, arti, polmoni e in qualunque organo del corpo; oppure localizzarsi a livello di cicatrici di interventi chirurgici precedenti). Il tessuto fuori posto, detto ectopico, subisce gli stessi influssi ormonali del tessuto eutopico (quello che correttamente riveste la cavità dell’utero) proliferando, sfaldandosi e sanguinando ciclicamente, mimando la mestruazione. Questo sangue però, non avendo una naturale via d’uscita, diventa fortemente irritativo, causando reazioni infiammatorie.
Se il processo infiammatorio non viene disinnescato velocemente, tende a cronicizzare e a creare un meccanismo di auto-amplificazione del messaggio infiammatorio. Le lesioni che si formano, proliferando, producono aderenze che irrigidiscono gli organi su cui si formano, ostacolandone la funzionalità. L’endometriosi può colpire le donne dalla prima mestruazione ed eccezionalmente anche prima del primo ciclo mestruale nella infanzia, normalmente dal suo primo periodo alla menopausa, anche se dopo i 40 anni la crescita del tessuto endometriale presente fuori dalla cavità uterina sembra più lenta. Pur essendo una delle patologie più frequenti e più studiate in campo ginecologico, rimane ancora oggi una malattia enigmatica la cui causa non è ancora stata chiarita, ma negli anni sono state elaborate diverse teorie.
CAUSE: Tra le spiegazioni probabili della malattia c’e’ un processo chiamato mestruazione retrograda, ossia un flusso parziale del sangue mestruale attraverso le tube nella cavità addominale. Questo sangue contiene delle cellule vitali della mucosa uterina. Se cellule possiedono una resistenza particolare e la donna presenta una certa debolezza della difesa organica, possono sopravvivere nell’addome, aderire al peritoneo e perfino crescervi.
FATTORI DI RISCHIO: Tra i fattori di rischio dell’endometriosi: non aver mai partorito; avere una o più parenti (madre, zia o sorella) con endometriosi; avere cicli mestruali che durano meno di 27 giorni con un sanguinamento che dura solitamente più di otto giorni; qualsiasi condizione medica che impedisce il normale passaggio del flusso mestruale; una storia personale di infezioni pelviche.
SINTOMI: I sintomi dell’endometriosi possono essere molto variabili. Vi sono donne con endometriosi molto sviluppata ma con sintomatologia modesta; mentre, all’opposto, è possibile che donne con endometriosi lieve soffrano disturbi anche intensi. L’ intensità del dolore non è in rapporto all’ estensione o alla dimensione delle lesioni: anche le piccole formazioni (focolai endometriosici) possono essere molto dolorosi. I sintomi più frequenti sono: mestruazioni dolorose (dismenorrea); dolore localizzato alla vagina, al basso ventre e alla parte inferiore della schiena; comparsa del dolore durante o dopo un rapporto; diarrea, costipazione, o dolore durante i movimenti intestinali; nausea e vomito appena prima del flusso mensile; sanguinamento mestruale anormale o pesante; infertilità. Si possono inoltre verificare stanchezza, diarrea, costipazione, gonfiore o nausea, specie durante il periodo della mestruazione. Per accertare la presenza di endometriosi e predisporre la cura più adatta, occorre sottoporsi a visita ginecologica.
DIAGNOSI: Il medico, effettua l’anamnesi (colloquio mirato a scoprire eventuali disturbi) e la visita interna (per evidenziare l’eventuale presenza di cisti o noduli degli organi genitali). La diagnosi va confermata con altri esami, come l’ecografia e, talvolta, la tac o la risonanza magnetica, esami approfonditi che servono per escludere che le cisti o i noduli evidenziati non siano da riferire ad altre malattie. Si può eseguire anche un esame del sangue che valuta la presenza di una proteina, CA125, presente in grande quantità nelle donne ammalate di endometriosi. L’unico esame in grado di dare però la certezza assoluta della presenza di endometriosi è la laparoscopia, che consente sia una visualizzazione diretta degli organi più spesso interessati dalla malattia (utero, tube, ovaie), sia di intervenire sulle lesioni endometriosiche, asportandole chirurgicamente.
CURA: Nella prima fase della malattia, è possibile intraprendere una terapia medica utilizzando farmaci come gli estroprogestinici e i progestinici, che possono ridurre la mestruazione, arrestare l’ovulazione e l’ipoestrogenismo. La terapia medica riesce a mantenere la malattia in uno stato di “stand-by”; è efficace sulla sintomatologia ma non sul decorso della malattia. L’intervento chirurgico, indicato per stadi avanzati, stadi precoci che non migliorano con la terapia medica, quando vi è associata la sterilità; può essere effettuato in tre modi: laparotomia, una tecnica molto invasiva, indicata quando l’endometriosi è estesa notevolmente oppure è situata in zone difficilmente raggiungibili con altri metodi; laparoscopia, una tecnica di elezione per l’endometriosi perché consente di asportare le lesioni in modo preciso con un metodo meno “pesante” rispetto la laparotomia (riducendo la perdita di sangue nel corso dell’intervento, riducendo il dolore post-operatorio, la degenza e la convalescenza, arrecando un minor danno estetico) ; la robotica, un’evoluzione della laparoscopia, utilizzata però in pochissimi ospedali, che consente una maggior precisione di intervento ed è indicata quando occorre raggiungere zone molto delicate all’interno dell’addome.