Mancano poche ore all’appagamento della trepidante attesa della primavera astronomica che inizierà con l’Equinozio che quest’anno cade proprio oggi, giovedì 20 marzo, alle ore 16:57 del Tempo Universale (le 17:57 italiane). L’Equinozio di primavera, come quello d’autunno, è uno dei momenti dell’anno in cui giorno e notte sono in perfetto equilibrio, dal latino “aequus nox” (notte uguale). Mentre l’Equinozio d’autunno segna l’inizio della metà oscura dell’anno, quello di primavera è il suo esatto opposto: è il primo giorno della “stagione della rinascita”. I due equinozi, uniti ai solstizi, scandiscono i ritmi della Natura, dividendo l’anno solare in quattro parti uguali; sono le pause e i passi di una danza cosmica di cui tutti facciamo parte. L’Equinozio di primavera è legato in tutto il mondo a miti che carpiscono la nostra fantasia, sino al punto di travolgerci con la loro magia.
Dell’accostamento di questa data con i concetti di fertilità, risurrezione, inizio, non c’è da stupirsi: la Natura si risveglia, i fiori sbocciano ovunque, è il tempo del ritorno della vegetazione, della costruzione dei nidi e dell’accoppiamento degli uccelli. La più antica festa di primavera del mondo è Sham El Nessim, risalente a circa 4700 anni fa, che letteralmente significa “fiutare il vento”. Ai tempi dei Faraoni, si chiamava semplicemente “Shamo”, che significa “rinnovo della vita” e secondo gli antichi Egizi quella data rappresentava l’inizio della creazione. In epoca copta, il termine fu modificato in “Shamm” (olfatto e respirazione), con l’aggiunta della parola “nessim” (brezza). Ancora oggi, nel giorno di Sham El Nessim, che si festeggia in Egitto il primo lunedì dopo la Pasqua copta, gli Egiziani fanno picnic all’aria aperta per respirare la brezza primaverile, consumando pesce salato, simbolo di fertilità e benessere (il pesce veniva offerto agli Dei allo scopo di garantire un buon raccolto), semi di lupino, lattuga, uova e cipolle verdi.
Le uova, simbolo universale della rinascita e del Cosmo, erano anticamente ricollegate al mitico uccello Fenice che, secondo la leggenda, prima di morire, preparava un nido a forma d’uovo, su cui si adagiava, lasciandosi incenerire dai raggi del sole. Sulle ceneri nasceva l’uovo dal quale l’Uccello di Fuoco riprendeva vita. Riguardo le cipolle, pare che esse rappresentassero la vita eterna: sono state ritrovate mummie con occhi imbottiti di cipolle e spesso sulle pareti delle antiche tombe egizie sono stati rinvenuti affreschi raffiguranti proprio le cipolle. Nelle tradizioni neo-druidiche contemporanee, l’Equinozio primaverile è denominato Alban Eiler (Luce della Terra), con riferimento al fatto che il Sole ora si trova al di sopra dell’Equatore celeste, la zona astronomica chiamata nelle antiche cosmologie “Terra Emersa”, contrapposta alle “Acque Inferiori”, cioè la zona al di sotto di tale fascia. Se i pagani festeggiano Alban Eiler oppure Ostara, antica dea nordica dell’alba, della primavera e dell’amore equivalente alla dea scandinava Freya; i cattolici celebrano la Pasqua: in entrambe le festività sacre il tema centrale è la rigenerazione, il passaggio dal mondo sotterraneo (inverno, sono della coscienza collegato al letargo della flora e della fauna), al vero risveglio (quello della Natura e della spiritualità). Il famoso uovo di Pasqua al cioccolato ha antenati nei villaggi precristiani europei.
L’uovo è uno dei simboli antichi e potenti della vita che ritorna dopo un periodo di occultamento nell’oscurità…e non è un caso che nella sua versione commerciale in esso ci sia la sorpresa! Mentre nei Paesi celtici del nord Europa si usava far rotolare le uova dalla cima di una collina per la festa di Beltane per imitare il movimento del sole nel cielo; la Chiesa Cattolica rimodellò il rituale per simboleggiare la pietra che rotola via dalla tomba di Cristo risorto. Per i Persiani il Toro si ricollegava al culto di Mithra, divinità della luce e della giustizia, rappresentato in cielo da Orione: il mito narra dell’uccisione da parte di Mithra del toro Geush Urvan, dal sangue del quale sarebbero nati tutti gli esseri viventi. In altre versioni, l’uccisione del Toro raffigurava la precessione degli equinozi, e Mithra, identificato con la costellazione del Perseo, metteva in movimento l’intero universo, uccidendo il Toro e spingendo la Terra nella costellazione dell’Ariete all’equinozio primaverile. Tracce di questi miti legati al dio-toro Mithra vi sono anche presso alcuni scrittori latini, in quanto, al pari di altre religioni misteriche, il culto di Mithra era assai diffuso ai tempi dell’Impero Romano.
Un mito che rende bene l’idea di un sacrificio e quello della successiva rinascita è quello frigio di Attis e Cibele: Attis, un bellissimo giovane dato dal sangue della dea Cibele e da questa amato, voleva abbandonarla per sposare una donna mortale, ma Cibele lo fece impazzire ed egli si evirò, morendo insanguinato. Dal suo sangue nacquero viole mammole e gli Dei non potendolo risuscitare, lo trasformarono in un pino sempreverde (raffigurazione dell’Albero Cosmico). A Roma le feste in onore di Attis iniziavano il 15 marzo con penitenze e digiuni, proseguendo il 22 con i Tristia, commemorazioni per la passione e la morte di Attis, durante le quali avvenivano auto-evirazioni dei suoi adoratori che volevano diventarne sacerdoti, sino al 25 marzo in cui, negli Hilaria, veniva celebrata la risurrezione di Attis e il suo ritorno alla Grande Madre, all’apparire del Sole che aveva appena superato l’Equatore celeste. Dopo l’Equinozio, nel mondo Ellenico, si svolgevano le Adonie, feste di resurrezione di Adone, amato dalla dea Afrodite, ucciso da un cinghiale (forse il dio Ares ingelosito). L’Equinozio di primavera è fitto di racconti mitologici, frutto dell’unione del simbolismo cosmico celeste, legato al cammino del Sole nel cielo, col simbolismo terrestre, legato al risveglio della natura… forse è proprio questa fusione che rende ancora più trepidante la sua attesa.