Forte terremoto in California, la zona di “Subduzione della Cascadia” potrebbe scatenare un violentissimo sisma a breve?

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La notizia ha fatto il giro del mondo. Proprio nella serata di ieri una forte scossa di terremoto, di magnitudo 6.9, è stata registrata nel Pacifico settentrionale, al largo delle coste della California settentrionale, proprio a ridosso della vasta scarpata abissale che borda la costa nord-americana. Non sono stati registrati danni a persone o cose e il Centro allerta tsunami del Pacifico (Ptwc) non ha diramato alcuna allerta. Secondo i rilevamenti dello United States Geological Survey (USGS), il sisma ha avuto ipocentro a soli 7 km di profondità ed epicentro 81 km a ovest di Eureka, capoluogo della contea di Humboldt. Su basi statistiche, l’USGS parla di una scossa dal potenziale distruttivo “medio” e percepita dalla popolazione “molto intensamente“. Eppure questo tipo di terremoti, di 6.9 Richter (forti, ma non di certo violenti o catastrofici), per la costa californiana, sono ritenuti normali, e molto piccoli rispetto al reale potenziale sismogenetico dell’area. Non sono certo terremoti di questo tipo che possono essere paragonati al temuto “big one”, che prima o poi dovrebbe colpire la California.

463px-Neic_slav_fig72Secondo molto sismologi di fama internazionale, a breve, ma non si sa quando di preciso (se fra un mese, un anno, 50 o 100 anni), un mega terremoto dovrebbe scatenarsi sul Pacifico nord-orientale, a largo della West Coast di Canada e Stati Uniti. Stavolta l’epicentro potrebbe essere localizzato lungo il tetto della famosa “zona di Subduzione della Cascadia”, la quale si allunga lungo la costa pacifica dell’America settentrionale, nel tratto compreso fra la British Columbia (Canada meridionale), lo stato di Washington, l’Oregon e la California settentrionale (Stati Uniti). La zona di “Subduzione della Cascadia” si salda a sud alla famosa faglia di Sant’Andrea e alla frattura di Mendocino, nei pressi di Capo Mendocino, mentre a nord tocca la dorsale Explorer e la faglia Queen Charlotte. Fino a pochi anni fa i sismologi statunitensi, ma non solo, concentrarono tutte le loro attenzioni sulla faglia di Sant’Andrea, ritenuta la buona candidata per il futuro “big one”, il grande terremoto pronto a distruggere la California meridionale (anche Hollywood ci ha speculato su con vari film d’entità catastrofica). Solo oggi, recenti ricerche, hanno messo in evidenza come il vero pericolo per la costa nord-americana sia rappresentato dalla “zona di Subduzione della Cascadia”, estesa per oltre 1000 km, in grado di fabbricare nuovi mega terremoti, con una magnitudo compresa fra gli 8.8 e i 9.2 Richter, che potrebbero cagionare ingentissimi danni alle tante città della West Coast americana. Difatti, davanti alla “zona di Subduzione della Cascadia”, sono sorte diverse metropoli, come Vancouver, Seattle o Portland, che a differenza delle città nipponiche del dopo “terremoto di Kobe” (da li il Giappone è diventato leader mondiale nella tecnologia antisismica) non sono state costruite a prova di terremoto.

La zona di “Subduzione della Cascadia”, dove potrebbe scatenarsi il prossimo “big one” lungo la West Coast nord-americana

Peraltro molti edifici di queste, fabbricati fra la fine dell’800 e l’inizio del 900, sono stati costruiti sopra vecchi terreni paludosi e limacciosi che tendono ad amplificare notevolmente le onde sismiche, rendendo i manufatti più vulnerabili agli scuotimenti del terreno. In caso di un sisma catastrofico e molto lungo (potrebbe durare anche più di 3-4 minuti data l’estensione della faglia per oltre 1000 km) queste grandi città potrebbero trovarsi impreparate, mentre l’alta magnitudo del sisma rischia di causare il crollo di molti edifici, causando decine di vittime. Di certo si sa che l’ultimo mega terremoto che ha colpito la “zona di Subduzione della Cascadia” si è verificato nel 1700, circa 300 anni fa, ed è stato accompagnato da uno tsunami di grandi proporzioni che sommerse le aree costiere fra la British Columbia meridionale, lo stato di Washington e l’Oregon, dove intere foreste vennero distrutte dall’acqua salata dell’oceano. Del resto è naturale che eventi tellurici di tale potenza, con determinati meccanismi focali, siano delle costanti fonti tsunamigenetiche. I ricercatori hanno osservato i segni di un grande tsunami risalente a circa 3500 anni fa; queste onde anomale non sempre lasciano il segno, ma quelle che lo fanno attraverso la subsidenza costiera o grazie ai depositi palustri, coincidono con la storia dei terremoti. Uno studio di questo tipo, che potrebbe creare panico nella popolazione, dev’essere però attentamente valutato per prepararsi ad aventi sempre accaduti nella storia della Terra, ai quali l’uomo deve adattarsi. Affrontare il compito tuttavia, non è semplice, né tantomeno lo è prepararsi. Patrick Corcoran, uno specialista sui rischi di sensibilizzazione del programma OSU Extension Sea Grant, dice che tutti i residenti della West Coast devono allineare il loro comportamento con questo tipo di ricerca. “Ora che abbiamo capito la nostra vulnerabilità ai mega-terremoti e agli tsunami, abbiamo bisogno di sviluppare una cultura che prepari ad un livello commisurato al rischio” ha detto l’esperto. “A differenza del Giappone, che ha frequenti terremoti e quindi è culturalmente più preparato, noi del nord-ovest del Pacifico non riscontriamo mega-terremoti dal primo insediamento europeo. E poiché non ne abbiamo la cultura – aggiunge Corcoran –  non abbiamo la cultura della preparazione. La ricerca, però, è avvincente”. “Questo dimostra chiaramente che la nostra regione ha una lunga storia di questi eventi, e la cosa più importante che possiamo fare è iniziare a prepararci attraverso programmi mirati”.

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