Quando pensiamo ad altre forme di vita nell’universo la nostra attenzione ricade sui pianeti extrasolari. In realtà, su scala cosmica più grande, la dimora ideale potrebbe essere rappresentata dai corpi minori, come ad esempio le lune (termine generalmente utilizzato per descrivere i satelliti naturali). Un pianeta gigante gassoso alla giusta distanza dalla sua stella potrebbe ospitare numerosi satelliti naturali abitabili. Una possibilità che ha affascinato René Heller, della McMaster University nella provincia dell’Ontario (Canada), che studia da tempo la chiave per poter scandagliare con gli attuali strumenti astronomici questi mondi. L’abitabilità di una luna è naturalmente influenzata dalla sua posizione rispetto alla zona abitabile della stella madre, ma non solo; essa deve fare i conti con una seconda fonte di calore, determinata proprio dal pianeta attorno al quale orbita. Un esopianeta appena nato, infatti, sarebbe in grado di arrostire eventuali forme di vita, che qualora riuscissero a sopportare valori termici molto elevati, dovrebbero fare i conti con l’evaporazione dell’acqua in superficie. Il team ha quindi cercato di comprendere quale possa essere la distanza ideale per poter mantenere l’acqua allo stato liquido: un confine che gli astronomi definiscono il “bordo abitabile”. Le lune all’interno di esso ricevono un eccesso di energia da due fonti principali: il riscaldamento mareale, dovuto ad un’interazione gravitazionale con lo stesso pianeta, e dalla stessa illuminazione supplementare del corpo gigante. Una temperatura troppo elevata causerebbe un effetto serra evidente, e quindi un mondo perennemente avvolto da una fitta coltre di nubi; al contrario, un valore termico troppo freddo non consentirebbe alla vita di esistere. Altro fattore da tenere in considerazione è l’orbita del satellite, che potrebbe portare in breve tempo il corpo ad entrare e uscire velocemente dal bordo abitabile. Ma ai già tanti parametri da tenere in considerazione si aggiungono anche le dimensioni del corpo in qustione. Per poter ospitare la vita, un corpo deve possedere una massa ben definita per poter essere in grado di mantenere un’atmosfera e generare un campo magnetico protettivo. Si pensa che tali dimensioni debbano essere pari almeno a quelle di Marte, il pianeta rosso del nostro sistema solare, o pari a 1/10 della massa terrestre. Per confronto, la luna più grande del nostro sistema solare, Ganimede, è pari a 1/40 della massa terrestre. Per questo motivo le ricerche si soffermano sui grandi pianeti extrasolari, di massa molto più evidente di Giove. Insomma, la questione è ben più complessa di quanto si potrebbe immaginare, ma la vastità dell’universo pone grandi speranze nei ricercatori, che attraverso svariati programmi di ricerca, il Seti in primis, scandagliano quotidianamente l’universo alla ricerca di segnali da altri mondi. Una ricerca lunga e difficile, ma anche tanto affascinante.