Sono passati 70 anni dall’ultima eruzione del Vesuvio, e proprio in questi giorni di Marzo (18-29 Marzo) ne ricorrerà il suo anniversario. Il 1944 è stato un anno davvero intenso per la popolazione campana: come se non bastassero gli orrori della Seconda Guerra Mondiale, nei paesi ancora segnati dai bombardamenti, proprio quando era in corso la liberazione delle forze alleate dall’occupazione tedesca, il colossale vulcano partenopeo si è risvegliato. Nei mesi precedenti, il Vesuvio aveva dato alcuni segnali premonitori, ma in pochi vi avevano prestato attenzione: nel Gennaio di quell’anno si era infatti aperta una frattura, che aveva dato luogo ad una piccola colata, ed inoltre, il giorno 13 Marzo, era avvenuto il collasso di un cono di scorie messo in posto dentro al cratere.
LA RICERCA IN TEMPI DI GUERRA – L’eruzione del 1944 viene considerata come la fase conclusiva di un periodo di attività iniziata nel 1913, anno in cui è cominciata una vera e propria attività stromboliana, che ha generato nel tempo il cono di scorie che è collassato il 13 Marzo del ’44. Esistono numerose e dettagliate descrizioni dell’eruzione: il contributo principale lo si deve all’allora Direttore dell’Osservatorio Vesuviano, Giuseppe Imbò, che si trovò a gestire una situazione di “crisi nella crisi”.
La sua attività di ricerca fu ostacolata dai nazisti, i quali trasformarono l’Osservatorio in una stazione militare; nonostante questo, e i grossi danni causati dai bombardamenti, Imbò, coadiuvato dalla moglie e da un coraggioso custode, portarono avanti le osservazioni e la raccolta dei dati durante l’eruzione del Vesuvio. Il loro duro lavoro ha costituito il più importante contributo alla Sismologia e alla Vulcanologia moderne: le interpretazioni dei sismogrammi nel corso dell’attività del 1944, e le osservazioni effettuate, hanno gettato le basi per le moderne scienze dei terremoti e dei vulcani. Imbò fu oltretutto uno dei primi scienziati a correlare, quantificandola, l’attività eruttiva con i dati sismici: avanzò infatti la teoria, tuttora valida, che il tremore vulcanico sia causato dal violento degassamento del magma che risale nel condotto verso il cratere.
L’ERUZIONE – L’attività del 1944 ha avuto inizio il 18 Marzo attraverso un sensibile aumento dell’attività stromboliana e con l’emissione di alcune colate che si sono riversate lungo il fianco Est e Sud del cono vulcanico; uno di questi flussi si è diretto verso l’Atrio del Cavallo, per poi raggiungere ed invadere gli abitati di Massa di Somma e di S. Sebastiano. Dal pomeriggio del 22 Marzo, l’eruzione è passata alla sua seconda fase, caratterizzata dall’emissione di fontane di lava e di alte colonne di cenere (fino a 5 chilometri di altezza sopra il cratere), accompagnate da valanghe detritiche ad alta temperatura e da flussi piroclastici. Il 24 Marzo l’attività eruttiva, che nei giorni precedenti era già andata scemando, è arrivata alla sua terza fase, passando pian piano alla sola emissione di cenere, che è infine cessata del tutto il 29 Marzo.
CONSEGUENZE DELL’ERUZIONE – Il bilancio dell’eruzione del 1944 fu di 26 morti per il crollo dei tetti degli edifici, resi instabili dalle grosse quantità di cenere accumulata. Inoltre due paesi vennero distrutti parzialmente per via del passaggio di flussi lavici, e furono persi i raccolti per i tre anni a seguire, a causa del materiale cineritico che aveva ammantato i campi. Le persone evacuate per via dell’eruzione furono circa 12000 e molti paesi vennero gravemente danneggiati dalla ricaduta di cenere e lapilli (come ad esempio Terzigno, Pagani, Nocera, Massa e S. Sebastiano).
SEGNI ATTUALI DELL’ERUZIONE PASSATA – È attualmente osservabile una successione completa dei prodotti emessi dall’eruzione del 1944: questa è collocata lungo il versante interno nord-orientale del cratere. Alla sua base si trova un banco di lava grigio-chiara e su di esso poggia una sequenza debolmente stratificata di scorie saldate. Ancora più in alto nell’affioramento, si ha una sequenza di lapilli scoriacei intercalata da livelli di ceneri grossolane e bombe vulcaniche; come ultimo livello, si trova invece uno spesso strato di brecce rosso-violacee costituite da bombe e ceneri grossolane, ceneri grigie e molti frammenti litici, messi in posto durante l’ultima fase eruttiva, caratterizzata da esplosioni di natura freatomagmatica.
SITUAZIONE ATTUALE – Quella del 1944 è stata l’ultima eruzione del Vesuvio, ed ha segnato il passaggio del vulcano da uno stato attivo, dove il sistema magmatico era dotato di un condotto di alimentazione aperto (si parla di condotto aperto quando la bocca eruttiva è in contatto con la camera magmatica attraverso un camino vulcanico libero da detriti di qualsivoglia origine; in questo modo il degassamento del magma che staziona in profondità non trova ostacoli durante la sua risalita e può liberamente uscire dal cratere, favorendo così la depressurizzazione del sistema), ad uno stato quiescente, con condotto ostruito, che è poi la situazione in cui si trova allo stato attuale (un condotto ostruito implica che il gas che essolve dal magma che risale nel sistema vulcanico, non è libero di uscire dal cratere e fluire in atmosfera, e percioò genera delle sovrappressioni; solitamente è proprio l’eccesso di pressione interna a scatenare le eruzioni esplosive: in definitiva la sovrappressione è il motore delle esplosioni!).
L’INGV tiene costantemente sotto controllo il Vesuvio attraverso l’osservazione di parametri geochimici e geofisici, e vengono effettuate regolari campagne di misura da diversi ricercatori che si occupano poi di controllare ed interpretare i dati raccolti. In realtà non è solo questo Vulcano a preoccupare la comunità scientifica e la popolazione partenopea; nell’area napoletana è la zona dei Campi Flegrei a suscitare l’attenzione più grande, poiché si tratta di una gigantesca caldera di circa 15 chilometri di diametro, al cui interno sorgono numerosi centri urbani densamente abitati, che mostra tutte le evidenze di un sistema magmatico tutt’altro che sopito.
CELEBRAZIONE DEL 70° ANNIVERSARIO – L’accademia di Scienze Fisiche Matematiche di Napoli, in collaborazione con l’Osservatorio Vesuviano-INGV, organizzano in occasione del 70° anniversario dell’ultima eruzione del Vesuvio e del 100° anniversario della scomparsa di Giuseppe Mercalli, una conferenza che si terrà dalle ore 9:45 del 18 Marzo 2014, presso l’Accademia di Scienze Fisiche e Matematiche, in Via Mezzocannone n°8, a Napoli. Interverranno molti ricercatori dell’INGV e alcuni Professori provenienti dall’Università Federico II di Napoli e dall’Università Bicocca di Milano, insieme al Direttore dell’Osservatorio Vesuviano-INGV, Giuseppe De Natale.
- 1944: l’ultima eruzione del Vesuvio
- L’ultima eruzione del Vesuvio nel marzo del 1944: la cronaca e 8 storiche fotografie esclusive