«Si tratta di una vera e propria rivoluzione nel settore – afferma Giovanni Frigerio, medico anestesista e terapista del dolore di Como -. È una novità tecnica che semplifica ulteriormente la vita dei pazienti, riducendo il numero di interventi necessari per l’impianto del neurostimolatore e rendendo più semplici i movimenti nella vita di tutti i giorni».
La neurostimolazione midollare viene utilizzata con successo da oltre 40 anni per combattere il dolore cronico, ossia quei dolori che sono fortemente invalidanti per i soggetti che ne soffrono. Di solito la cura consiste in dosi sempre più massicce di farmaci, spesso senza particolare risultato e con sgradevoli effetti collaterali. «Purtroppo è diffusa la mentalità per cui il dolore debba essere curato solo se oncologico, mentre negli altri casi debba essere sopportato con rassegnazione – spiega Frigerio -. In realtà la neurostimolazione è una tecnica efficace, utilizzata da oltre 40 anni e praticata ai massimi livelli mondiali proprio da un italiano, il torinese Giancarlo Barolat, che oggi lavora negli Stati Uniti e che dà il nome al Barolat Neuromodulation Institute Europe, aperto nel 2011 il ad Appiano Gentile (Como) all’interno del centro di cura Le Betulle. Si tratta di una tecnica poco invasiva, e praticamente priva di effetti collaterali: non ci sono limiti d’età o controindicazioni. Consiste nell’innesto di un elettrodo nella zona all’origine del dolore, in modo che trasmetta degli impulsi elettrici che impediscono di sentire il male».
In precedenza, per impiantare il neurostimolatore midollare che inibisce la trasmissione dell’impulso del dolore, erano necessario due sedute (una di prova e l’altra per l’impianto definitivo). Oggi, con la nuova metodica di stimolazione wireless (senza fili) ne basta una, che avviene in sedazione in regime di day hospital, a cui seguono controlli periodici una o due volte l’anno. Determinante è che la neurostimolazione sia eseguita da esperti, altrimenti può non dare i risultati sperati.
La novità di oggi consiste proprio nel passaggio a un sistema senza fili per alimentare l’elettrostimolatore, con vantaggi notevoli per il paziente: «Il nuovo device viene impiantato nel midollo, nello spazio peridurale – spiega il dottor Frigerio -. Il generatore di impulsi, dotato di batteria, non viene più collocato sottopelle, ma in una cintura, che si può tenere addosso senza problema, grazie alle dimensioni ridotte. Presto, probabilmente, sarà collocato in un braccialetto o in una maglietta. Un ulteriore vantaggio è che questo sistema permette di effettuare esami in risonanza magnetica, che prima non erano consentiti. Si collega senza fili, tramite radiofrequenza, con gli elettrodi. L’unico intervento dura mezz’ora ed è indolore per il paziente».
I prossimi sviluppi saranno l’utilizzo di questi elettrodi non solo per via midollare, ma anche per via sottocutanea: in questo modo andranno a inibire la generazione del dolore anche nei casi di cefalea, e si andrà verso un sistema stimolante molto ridotto di dimensione, con un notevole vantaggio per i pazienti e la qualità della vita.
Salute, rivoluzione nella cura del dolore cronico: un chip senza fili per curare il mal di schiena
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