Un nuovo studio dell’Universita’ del Colorado rafforza la teoria – nota come “Beringia Standstill” – che i primi americani, che si ritiene siano arrivati dall’Asia nord-orientale durante l’ultima era glaciale, potrebbero essere stati isolati sul ponte di terra dello stretto di Bering per migliaia di anni prima di diffondersi attraverso le Americhe. La teoria fu proposta per la prima volta nel 1997 da due genetisti latinoamericani e perfezionata nel 2007 da un team dell’Universita’ di Tartu in Estonia che analizzo’ campioni di Dna mitocondriale da piu’ di seicento nativi americani. Le mutazioni rilevate indicarono l’esistenza di un gruppo di antenati diretti dalla Siberia isolati in centinaia o piu’ per diverse migliaia di anni sulla Beringia, pianura ormai sommersa che si trovava tra l’Asia nordorientale e l’Alaska. La ricerca statunitense adesso accosta alle conferme genetiche dati paleoecologici. “Le prove genetiche sono state molto chiare finora in merito al fatto che il genoma dei nativi americani fosse sorto da una popolazione isolata da almeno venticinquemila anni”, hanno spiegato gli autori sulla rivista ‘Science’. “Adesso un certo numero di prove paleoecologiche – hanno aggiunto – ci rivelano che la Beringia centrale includeva una regione caratterizzata da temperature sorprendentemente miti, data l’alta latitudine, e da molti alberi che fornivano un habitat favorevole, per la disponibilita’ del legno, all’abitazione umana durante l’ultimo massimo glaciale”.
Scienza: i primi americani si rifugiarono a lungo nella Beringia
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