“Hubble – ha spiegato Monica Tosi, dell’Osservatorio Astronomico di Bologna dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) – ha rappresentato una rivoluzione sia scientifica che culturale paragonabile al cannocchiale di Galileo, ci ha fatto vedere cose che non potevamo nemmeno immaginare“. Uno degli ultimi successi e’ stato quello di permettere l’analisi della composizione chimica dell’atmosfera di pianeti a decine di anni luce da noi, operazione assolutamente impensabile pochi decenni fa. “Proseguendo cosi’ – ha spiegato Giovanna Tinetti dell’Imperial College di Londra – sono convinta che entro 20 anni avremo le capacita’ di riconoscere, se presente, la ‘firma’ chimica di eventuali forme di vita su altri pianeti“. Il prossimo grande passo in questa direzione sara’ la messa in orbita nel 2018 del grande e potente telescopio spaziale James Webb, frutto della collaborazione tra Nasa e Esa. Grazie a uno specchio di 6,5 metri di diametro, Webb avra’ una capacita’ migliaia di volte superiore a quella di Hubble. “Credo – ha spiegato Grunsfeld – che poi il successore di Webb, quindi tra altri 20 o massimo 30 anni, sara’ in grado di rispondere anche alla domanda se siamo soli nell’Universo“.
Spazio, entro il 2050 potremo sapere se esistono gli “alieni” in pianeti lontani
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