Psicosi Big One. Gli abitanti della California convivono da diverso tempo con il timore di un possibile terremoto che potrebbe essere uno dei più potenti mai verificatisi negli Stati Uniti. Documentari, pellicole hollywoodiane e libri alimentano da sempre la paura che Los Angeles possa essere devastata da un violentissimo terremoto e da conseguenti tsunami. Negli ultimi giorni, a causa delle ultime scosse che hanno prodotto anche qualche danno, questo timore comincia a farsi realmente fondato. La scienza non è capace di formulare previsioni deterministiche in merito ai terremoti, ma può “intuire” un’area più o meno vasta ed un intervallo di tempo entro il quale la probabilità che un grande evento accada è molto elevata. Alcuni studi realizzati nel 2005, infatti, affermano che le probabilità che il Big One colpisca la California entro 30 anni a partire dalla data dello studio sono molto alte. Le ultime scosse dovute ad una riattivazione della pericolosa faglia di Puente Hills, la struttura sismogenica più pericolosa per l’area di Los Angeles, preoccupano gli esperti, che scindono, tuttavia, gli eventi tellurici della California con quelli registrati nell’area di Yellowstone. I sismografi dell’Università dello Utah hanno registrato una scossa di magnitudo 4.8 alle 13:34 (ora italiana) di ieri, con epicentro localizzato a 6.4 chilometri a nord-est del Norris Gyser Basin, nel Parco Nazionale di Yellowstone (Wyoming). L’evento tellurico comprende una serie di eventi che hanno avuto inizio nella giornata del 27 Marzo, e che sino ad ora hanno prodotto uno sciame sismico di 25 terremoti oltre alla scossa principale, che rappresenta il terremoto più importante dal 22 Febbraio 1980. Il suo epicentro, localizzato nei pressi di un’area soggetta a recente sollevamento del suolo, non deve però destare allarme. Dalla fine dell’estate del 2013 la rete GPS di Yellowstone ha localizzato piccoli episodi di bradisismo nel territorio centro-settentrionale. Gli espisodi di deformazione del suolo che si verificano comunemente nel territorio del parco, come nei vulcani dormienti di tutto il mondo, non pongono rischi vulcanici diretti, nè implicano che l’eruzione sia in corso. Essi, invece, creano un’opportunità scientifica per comprendere al meglio i processi geologici che si verificano in queste aree. Nello specifico, l’area del geyser è stata già oggetto di attenzione dal 1996 al 2003, quando si notò un generale sollevamento del suolo accompagnato da un’elevata sismicità, a cui seguì una relativa quiete. Ciò dovrebbe permettere di intuire come questi fenomeni siano sempre accaduti anche nel recente passato e non siano nessariamente correlati con eventuali eruzioni. Inoltre, grazie ai dati in archivio, gli scienziati possono affermare che tutta la deformazione attualmente in atto, rientra ampiamente nei parametri storici di riferimento. Insomma, anche se la sismicità del supervulcano di Yellowstone nel suo compesso è risultata leggermente superiore al normale, essa non rappresenta un’anomalìa preoccupante. Ma gli scienziati vogliono andare sino in fondo, al fine di comprendere al meglio i possibili segnali precursori che Yellowstone voglia trasmetterci. Nei prossimi mesi, vari team cercheranno eventuali modifiche di superficie che il sisma di magnitudo 4.8 potrebbe aver causato e i possibili effetti causati al sistema idrotermale del Norris Geyser Basin. I dati, che saranno opportunamente sottoposti ad analisi, permetteranno di capire il reale stato del supervulcano più noto e temuto al mondo.