Gli scienziati hanno a lungo sospettato che i vulcani abbiano giocato un ruolo fondamentale nell’evoluzione della densa atmosfera venusiana. Ora, le immagini di Venus Express stanno dimostrando la potenziale presenza di vulcani attivi sul secondo pianeta in ordine di distanza dal Sole. Gli scienziati, in particolar modo, hanno osservato quattro punti luminosi in un’area relativamente giovane, nota come Ganiki Chasma. “Venere potrebbe ospitare vulcani attivi” ha riferito lo scienziato planetario Eugene Shalygin del Max-Planck Istitute per la ricerca sul sistema solare in Germania alla conferenza Lunar and Planetary Science a Houston. Si è stimato che questi lampi osservati sulla superficie del pianeta, abbiano una temperatura compresa tra 980 e 1520 gradi Fahrenheit – ben al di sopra degli 800 gradi Fahrenheit dei valori termici riscontrati sulla Terra. I vulcani attivi si troverebbero nei pressi del Maat Mons, un gigantesco vulcano a scudo la cui ultima eruzione risalirebbe a 10-20 milioni di anni fa. I flash luminosi potrebbero quindi essere flussi di lava che si estendono per 25 chilometri o giù di li, delineando un’attività in scala ridotta di quanto accade su Io, uno dei quattro satelliti galileiani di Giove. I ricercatori prevedono di spulciare le immagini radar d’archivio realizzate con il Magellan della NASA tra il 1990 e il 1994, al fine di valutare l’evidenza di potenziale attività vulcanica e confrontarne le immagini. La scoperta di attività vulcanica moderna su Venere avrebbe importanti implicazioni per la comprensione dei processi interni del pianeta, della superficie e della sua atmosfera.
Vulcani attivi su Venere? Forse la prova dalla sonda Venus Express dell’ESA
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