Alaska, venticinque anni fa il disastro ambientale causato dalla petroliera Exxon Valdez [FOTO]

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Pochi giorni fa è stato celebrato il cinquantesimo anniversario del fortissimo terremoto dell’Alaska (27 marzo 1964), che causò circa 140 vittime e gravi danni a centri abitati ed infrastrutture. Proprio negli ultimi giorni di marzo c’è stato un altro importante e purtroppo triste anniversario per l’Alaska, quello del disastro della petroliera Exxon Valdez.

Era il 24 marzo del 1989, 25 anni fa, quando una petroliera della ExxonMobile (la Exxon Valdez) si incagliò nello Stretto di Prince William, al largo delle coste dell’Alaska. Quello che seguì fu uno dei disastri ambientali peggiori mai avvenuti sul pianeta: finirono in mare fra i 260.000 e i 750.000 barili di greggio, qualcosa come 41.000 –119.000m3 di petrolio. Le associazioni ambientaliste affermarono che il volume stimato di petrolio finito in mare venne sottostimato.

Il luogo in cui avvenne il disastro, uno dei più intatti e incontaminati del pianeta, fece sì che la gravità dell’incidente fosse ancora maggiore: vennero distrutti chilometri e chilometri di costa, e l’ecosistema locale subì pesantissimi danni. Inoltre vista la difficoltà di accesso, in una zona piena di stretti, scogliere, insenature, le operazioni di contenimento del greggio furono lente. La marea nera si estese su una superficie impressionante, circa 28.000 km quadrati.

Come accaduto anni dopo anche in Galizia, le operazioni di pulizia dei litorali riuscirono ad aggravare la situazione, con metodi drastici quali l’uso di solventi o di acqua bollente per pulire gli scogli pieni di catrame. Il risultato fu un disastro nel disastro.

Ancora oggi gli effetti del disastro della Exxon Valdez non sono affatto scomparsi. Seppur non visibili ad occhio nudo, enormi quantità di petrolio impregnano ancora le sabbie delle spiagge locali. È stato stimato che ci vorranno decenni, se non secoli, per tornare ai livelli pre-disastro.

Qui sotto alcune foto di quei giorni drammatici.

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