Ambiente: a 28 anni da Chernobyl in 10 milioni vivono in zone contaminate

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A pochi giorni dal 28esimo anniversario dell’incidente nucleare di Chernobyl poco è cambiato nella città ucraina di Pripyat e nei 30 chilometri di raggio attorno alla centrale nucleare. E’ quanto scrive oggi in un comunicato l’organizzazione ambientalista Green Cross, lanciando un appello per non abbandonare le famiglie che, ancora oggi, anche attraverso i loro figli e nipoti, portano i segni fisici e psicologici della contaminazione.
Secondo uno studio condotto dalla filiale svizzera di Green Cross, oltre 9,9 milioni di persone vivono ancora nelle aree inquinate dalle radiazioni a seguito dell’incidente: in Bielorussia il dato oscilla tra 1,6 e 3,7 milioni di persone, in Russia tra 1,8 e 2,7 milioni e in Ucraina tra 1,1 e 3,5 milioni.
Da quasi 20 anni Green Cross è impegnata in Russia, Bielorussia e Ucraina, e dal 2012 anche in Giappone, attraverso il programma Socmed a sostegno delle popolazioni locali.
“Molto è stato fatto, ma tanto c’è ancora da fare”, ha dichiarato nella nota la direttrice del programma Socmed, Maria Vitagliano, in questi giorni in missione a Chernobyl insieme ai colleghi di Green Cross Svizzera per monitorare gli interventi.
“Dopo 28 anni dalla catastrofe, ancora oggi quando si esce da Pripyat e da Chernobyl bisogna sottoporsi a scansioni per controllare i livelli di radioattività accumulati durante la permanenza, seppur limitata, in questi luoghi. Non si può abbassare la guardia perché la tragedia di Chernobyl è tutt’altro che finita”, ha concluso Vitagliano.
Da parte sua, il presidente di Green Cross Italia, Elio Pacilio, ha rimarcato come, dopo anche l’incidente di Fukushima del 2011, sia “necessario procedere a una graduale fuoriuscita dall’energia nucleare”.

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