Il freddo estremo osservato in tutta Europa e sulla costa orientale degli Stati Uniti negli ultimi inverni potrebbe essere in parte provocato dalle variazioni naturali sul lungo periodo delle temperature della superficie del mare, secondo un nuovo studio condotto dall’Universita’ della California pubblicato su Environmental Research Letters. La ricerca ha dimostrato che l’indice AMO (oscillazione multidecennale atlantica), un modello naturale di variazione delle temperature delle superfici marine dell’Atlantico del Nord che passa da una fase positiva ad una negativa ogni sessanta-settanta anni, esercita un impatto sul modello di circolazione atmosferica noto come NAO. NAO come oscillazione nord atlantica che influenza le temperature e le precipitazioni sull’emisfero settentrionale in inverno. Quando l’AMO e’ in fase positiva e le temperature superficiali marine sono piu’ calde, ha scoperto l’indagine, l’effetto invernale principale e’ l’attivazione della fase negativa della NAO che favorisce le ondate di tempo freddo su Stati Uniti ed Europa orientale. In pratica, il caldo oceano Atlantico e’ direttamente collegato agli inverni estremi europei e statunitensi. Le osservazioni hanno rivelato che la fase positiva dell’AMO impiega circa dieci-quindici anni prima di esercitare un impatto significativo sulla NAO. La ragione del ritardo non e’ ancora nota tuttavia una spiegazione potrebbe essere che le fasi AMO richiedono piu’ tempo per svilupparsi completamente. Dato che l’AMO e’ in fase positiva sin dai primi anni Novanta potrebbe aver contribuito ai freddi inverni degli ultimi anni.