Frana Courmayeur, il Monte di La Saxe continua a sprofondare verso valle: “speriamo crolli il prima possibile”

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Frana La Saxe; crolli continui, collasso sempre più vicinoSprofonda verso valle di quattro metri al giorno ma non accenna a collassare la maxi-frana da 400.000 metri cubi del Monte di La Saxe, monitorata sin dal 2009 dagli esperti. Dall’8 aprile tiene con il fiato sospeso gli 80 abitanti evacuati di La Palud, il “villaggio fantasma” sopra Courmayeur, sorvegliato a vista notte e giorno. Per il via ai lavori di un vallo lungo 750 metri a protezione dell’abitato domani e’ atteso il capo della Protezione Civile Franco Gabrielli. “Speriamo che crolli il prima possibile”, sospira il sindaco di Courmayeur Fabrizia Derriard, in prima linea a coordinare le operazioni di protezione civile. I rischi di un eventuale crollo non riguarderebbero infatti la popolazione, gia’ sfollata a scopo preventivo.
frana courmayeurPero’ lo scenario post-evento mette in conto problemi alla viabilita’ internazionale del vicino Traforo del Monte Bianco, possibili straripamenti della Dora di Ferret (il fiume che divide il Monte di La Saxe da La Palud), eventuali interruzioni della linea elettrica, telefonica e del funzionamento dell’acquedotto. Tutto gia’ considerato dagli esperti: sul posto, infatti, sono pronti escavatori, potenti pompe idrovere, torri faro e generatori. Oltre ai disagi delle famiglia sfollate, l’evacuazione pesa sulle tasche di una manciata di albergatori di La Palud costretti alla chiusura. Questioni che potrebbero presto essere un lontano ricordo grazie alle opere che partiranno domani, con l’attesa visita a Courmayeur del capo della protezione civile nazionale, Franco Gabrielli. Con gli oltre sei milioni di euro a disposizione nell’arco di cinque mesi e’ prevista la realizzazione di un bypass che evitera’ lo straripamento della Dora di Ferret e di un vallo in grado di contenere unafrana da oltre un milione di metri cubi lungo 750 metri, alto 9 metri e largo 20. Intanto la frana dallo scorso 8 aprile, crollo dopo crollo, ha perso tra i 10.000 e i 20.000 metri cubi di terra e rocce. A monitorare i suoi movimenti sono gli stessi esperti dell’ Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica del Consiglio nazionale delle ricerche, gli stessi “che hanno tenuto sotto controllo gli spostamenti della Costa Concordia”, ha spiegato Davide Bertolo, dirigente della Struttura attivita’ geologiche della Regione Valle d’Aosta. Un altro team di esperti dell’Universita’ di Milano Bicocca si occupa invece di elaborare gli scenari di previsione dei crolli.

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