E’ stato un maxi-crollo di circa 20 mila metri cubi di roccia e pietre dal Monte di La Saxe ad aver fatto attivare la scorsa notte la procedura di emergenza che ha comportato la chiusura del Traforo del Monte Bianco per quasi due ore. Lo hanno appurato in queste ore i tecnici della Regione Valle d’Aosta al lavoro sulla frana che, con le luci del giorno, hanno potuto valutare con maggiore precisione l’entita’ dello smottamento notturno, il piu’ imponente dall’avvio dell’emergenza di Courmayeur.
Ora dalla frana che incombe sul villaggio di La Palud (evacuato lo scorso 8 aprile) i crolli sono diminuiti anche se il versante di montagna di 400 mila metri cubi continua a muoversi ad alta velocita’. In mattinata e’ atteso il sopralluogo del capo della Protezione Civile Franco Gabrielli che sorvolera’ la zona della frana, incontrera’ le autorita’ regionali e gli 80 sfollati di La Palud. Il prefetto Gabrielli partecipera’ anche all’avvio del cantiere di costruzione del vallo che, nell’arco di qualche mese, dovrebbe essere in grado di proteggere le abitazioni poste ai piedi del Monte di La Saxe.
“Questa di Courmayeur è una frana composita, è la movimentazione di una grandissima quantità di materiale. Stiamo parlando di otto milioni di metri cubi di rocce e terra. Il vallo ha come fine preciso quello di limitare i danni“. Così Franco Gabrielli, capo della Protezione Civile, che alle 11.30 sarà a Courmayeur per verificare di persona la situazione della frana che minaccia alcune frazioni di Courmayeur, intervistato da ‘la Repubblica’. “Il lavoro più importante è il vallo al piede della frana per limitare il rischio qualora la frana non segua più l’andamento di questi mesi ma succeda qualcosa di più preoccupante” aggiunge spiegando che potrebbe verificarsi anche “un distacco della parte più significativa del monte“. Secondo Gabrielli “sfollare gli abitanti dei paesi minacciati è il modo più sicuro per evitare tragedie difficili da affrontare. Quella di Courmayeur come gran parte delle frane sul territorio italiano è una paleo frana, c’era prima ancora dell’abitato“.