La Maddalena: antico covo dei pirati che lasciò senza fiato il generale Nelson e Garibaldi

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L’arcipelago de La Maddalena è una delle tante bellezze naturali ed incontaminate della Sardegna.

Formato da sette isole principali La Maddalena, Caprera, Santo Stefano, Spargi, Budelli, Santa Maria e Razzoli e altri isolotti minori è internazionalmente rinomato per le sue acque marine trasparenti e luminose.

Si conosce questo splendido territorio fin dall’antichità, e dalle fonti sappiamo che le isole erano un covo di pirati durante il Medioevo.  Nel 1200 inoltre è attestata la presenza di eremiti e il pellegrinaggio di re e regine presso l’archipelago.

In tempi moderni, con l’annessione della Sardegna al Regno Sabaudo, nel ‘700, l’arcipelago si popolò di corsi, pastori e pescatori.

Il suo porto naturale colpì il famoso generale inglese Horace Nelson che  nel 1803 scelse La Maddalena come base per la flotta inglese. Ma Nelson non fu il solo: altri grandi condottieri legano il loro nome a queste isole, da Napoleone a Garibaldi, che sceglie Caprera per gli ultimi anni di vita, e la sua tomba e i musei dei cimeli sono continua meta di visite.

La Maddalena è cresciuta nei decenni sotto questa veste militare. Il ruolo di piazzaforte militare La Maddalena viene ufficializzato nel 1887, con la localizzazione della base navale.

Un ruolo ribadito dell’istituzione, nel 1973, della base statunitense sull’isola di Santo Stefano, dismessa definitivamente nel 2008 dopo una lunga serie di polemiche e di proteste. La popolazione del luogo, infatti, immagina che le possibilità che si aprono per il futuro si possano incentrare in una ripresa e rafforzamento della forte vocazione al turismo delle isole, favorita non solo dalle caratteristiche dell’arcipelago e del mare che lo circonda, ma anche da quelle della sua piccola capitale.

All’architettura dell’unica cittadina abitata, infatti, si affianca una natura generosa e selvaggia. Le isole e isolotti del Parco Marino, con spiagge di sabbia finissima sono circondati da acque chiarissime, con fondali ricchi di pesci e di reperti archeologici

A un primo colpo d’occhio la cittadina ricorda, nelle piazze che apre sul mare, i grandi spazi di altri insediamenti coloniali.

La visita essenziale della città tocca la piazza Umberto, o Comando, dominata appunto dall’Ammiragliato e da altre palazzine militari, ornate di poggioli in granito; nell’ampio spazio ospita il monumento ad Anita Garibaldi e quello a Giovanni Battista Culiolo, il “Maggiore Leggero”, leggendario seguace del generale.

Di qui la vista si apre sul mare, sino all’isola di Santo Stefano e, a sinistra, Caprera. Il percorso nell’abitato segue via Garibaldi e via XX Settembre, entrambe lastricate in granito e riservate esclusivamente ai pedoni. Vi si affacciano belle costruzioni a più piani che ospitano al piano terra bar e negozi.

S’incontra poi la piazza Garibaldi, dove il Palazzo del Comune conserva la bandiera di Domenico Millelire, che comandò nel 1793 l’azione contro i francesi, e le palle di cannone sparate da Bonaparte.

A pochi passi segue la chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena dove nell’attiguo Museo si possono ammirare  il crocifisso e i candelieri d’argento donati dall’ammiraglio Nelson.

Riprendendo il percorso dal Comune si giunge infine al porto di Cala Gavetta, che offre attracco sia alle imbarcazioni da pesca che a quelle da diporto. Vi si affaccia la piazza XXIII Febbraio con una colonna in memoria di Garibaldi. Non è lontano da qui il punto in cui attraccano i barconi che conducono i turisti a visitare le altre isole dell’arcipelago.

Di notevole interesse anche il Museo Navale “Nino Lamboglia”, nel quale è esposta una nave romana, recuperata col suo carico presso l’isola di Spargi. Inevitabile poi, nel corso dell’escursione, la deviazione per l’isola di Caprera – collegata con un istmo e un ponte – che oltre alle bellezze di un’isola mediterranea in mezzo al suo mare offre la forte suggestione del compendio garibaldino, con la tomba dell’eroe e soprattutto le abitazioni che eresse con le sue mani e i campi che seppe pazientemente coltivare, negli intervalli tra le sue imprese e negli ultimi anni della vita.

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