La porta di accesso agli Inferi di Hierapolis e le sorgenti termali di Pamukkale: luoghi misteriosi dal fascino senza eguali

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HIERAPOLISSiamo a Hierapolis, città dell’antica regione della Frigia, vicino all’odierna Pamukkale, in Turchia. E’ qui che una squadra di archeologi italiani, capitanata da Francesco D’Andria, docente di Archeologia classica all’Università del Salento, nonché responsabile degli scavi nella città ellenistico-romana di Hierapolis, ha fatto una sensazionale scoperta: due eccezionali statue marmoree, i “guardiani” della Porta di Plutone che, secondo la mitologia e la tradizione greco-romana, rappresentava la porta d’ingresso agli Inferi. Una statua rappresenta Cerbero, il cane a tre teste che la mitologia greca aveva posto a guardia dell’ingresso dell’Ade, il Regno dei Morti; Cerbero, il mostro che solo Ercole era riuscito a sottomettere, facendogli mangiare una pagnotta con semi di papavero che lo aveva addormentato. Accanto ad essa, è stata rinvenuta la statua di un enorme serpente, altro animale guardiano, per gli antichi Greci, dell’Oltretomba. Il misterioso Cancello di Plutone, che gli archeologi cercavano da oltre mezzo secolo, è stato svelato anche grazie ai corpi senza vita di diversi uccelli che, avvicinatisi troppo ai fumi mefitici di anidride carbonica che fuoriescono dalla grotta, sono morti davanti agli occhi dei ricercatori che, seguendo le tracce contenute nell’abbondante letteratura dell’epoca, come ha rivelato lo stesso D’Andria a Discovery News, hanno trovato il Plutonio, ricostruendo il percorso di una sorgente termale. Le sorgenti termali di Pamukkale, che producono le famose terrazze di travertino bianco, provengono proprio da questa grotta e una dedica a Plutone, incisa al di sopra dell’entrata, non fa altro che confermare l’identificazione del sito.

Il geografo greco Strabone, nei racconti dei suoi viaggi in Asia Minore nel I secolo a. C., descrive le singolari proprietà del Ploutonion, “un’apertura di dimensioni sufficienti per farci passare un solo uomo, ma con una discesa che va in profondità… lo spazio è riempito da un vapore fitto e scuro, così denso che il fondo difficilmente può essere individuato… Gli animali che vi entrano… muoiono all’istante. Anche i tori, quando sono portati al suo interno, cadono a terra e ne escono morti. Noi stessi gettammo dentro dei passeri, e immediatamente caddero a terra senza vita”. Ma cos’era il Plutonium di Hierapolis? Un celebre luogo di pellegrinaggio dell’Antichità, luogo in cui i sacerdoti sacrificavano tori a Plutone, portandoli davanti all’ingresso della grotta da cui uscivano gas velenosi. I tori morivano soffocati davanti ai pellegrini arrivati da tutto il mondo ellenistico e poi da quello romano. Strabone ne parla come uno dei più grandi santuari dell’Antichità… un luogo da cui riuscivano ad uscire vivi dall’anfratto mefitico solo gli eunuchi di Cibele, antica dea della fertilità, probabilmente trattenendo il fiato o approfittando di sacche d’aria respirabile, mentre gli uccelli che si avvicinavano troppo alla cavità morivano avvelenati dai fumi.

Il Plutonium o Casa di Ade, in cui era officiato il culto ad Ade e alla sua compagna, Persefone/Kore, attraverso il quale era possibile raggiungere gli Inferi tramite la porta d’ingresso ritrovata, dal punto di vista archeologico era stato in precedenza individuato nel Santuario di Apollo, protettore della città, per la presenza di un’apertura da cui fuoriuscivano esalazioni di gas. Proseguendo gli scavi nella zona limitrofa al santuario e in un’area centrale della città antica, tra l’imponente teatro e l’agorà, si è evidenziato un complesso formato da una gradinata lunga 30 m, una grotta e una tholos con due vasche ai lati per i bagni terapeutici nelle acque termali. Il dislivello di 2 m tra il piano dove si apre la grotta e la gradinata consentiva ai fedeli di assistere ai sacrifici che venivano fatti in onore di Plutone e Kore. Una caverna che sfida le leggi della scienza, caratterizzata da una secrezione di vapori mortali che producevano allucinazioni, in una sorte di “effetto Oracolo di Delfi” dal momento che i pellegrini prendevano le acque in una piscina vicino al tempio, dormivano non troppo lontano dalla grotta e ricevevano profezie e visioni a causa delle esalazioni tossiche.

In precedenza abbiamo citato Pamukkale, che in turco significa “Castello di Cotone” e non possiamo non menzionarne la bellezza. Si tratta di un importante centro turco per i turisti che viaggiano dalle coste dell’Adalia e dal Mar Egeo per vedere questo luogo le cui sorgenti termali sono state inserite nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’Unesco nel 1988. Le sorgenti, che sorgono nella parte sud-occidentale della Turchia, nella vale del fiume Menderes, erano famosissime nell’antichità. Qui la natura, in tutta la sua straordinaria forza, non smette di sorprendere i visitatori soprattutto al tramonto, quando gli ultimi raggi del sole fanno luccicare ancora di più il paesaggio, conferendogli un’aria fiabesca, fonte di ispirazione per fotografi professionisti e dilettanti che hanno la possibilità di immortalare scorci spettacolari ed inquadrature mozzafiato, ma anche per poeti ed artisti. Le bianche terrazze di Pamukkale, lunghe circa 2700 metri e alte fino a 160, sono visibili anche da lontano, persino dalla parte opposta della vallata, a circa 20 km dalla città di Denizli.

Ogni secondo, oltre 465 litri di acqua calda sgorgano copiosi dalle 17 sorgenti con temperature comprese tra i 35 e i 100°C. L’acqua contiene grandi quantità di idrogeno e carbonato che, fondendosi, formano bi-carbonato di calcio che si deposita naturalmente in spessi strati di calcare bianco e travertino che assomigliano ad una cascata congelata. Il visitatore, al loro cospetto, si imbatte in una montagna bianca coperta apparentemente da zucchero filato, per poi scoprire, avvicinandosi, che si tratta di depositi calcarei… un paesaggio indescrivibile. Qualcosa di simile si trova solo nella Minerva Terrace di Mammoth Springs a Yellowstone e a Huanglong, in Cina; cui un tempo si aggiungevano le terrazze di travertino di Otukapuarangi, in Nuova Zelanda, distrutte dal vulcano Mount Tarawena. Il periodo migliore per visitare le sorgenti termali di Pamukkale va dalla tarda primavera fino ad inizio ottobre.

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