La suggestiva Grotta Zinzulusa in Puglia: bellissimo esempio di carsismo costiero ricco di biodiversità

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La Grotta Zinzulusa, originata durante il Pliocene (Tirreniano), a seguito di intensi processi di erosione marina che interessarono l’intera Penisola Salentina, è una delle più interessanti e famose manifestazioni del carsismo costiero italiano, oltre ad essere un’eccezionale testimonianza della biodiversità sotterranea. Essa si colloca in un paesaggio altamente suggestivo, affacciandosi con una maestosa apertura sul mar Ionio, lungo il litorale tra Castro Marina e Santa Cesarea Terme (Otranto, Lecce). Il nome Zinzulusa deriva dalla presenza, all’interno della grotta, di numerose stalattiti e stalagmiti che in dialetto salentino vengono chiamate “zinzuli”, “stracci”: le bizzarre e contorte stalattiti che pendono sull’ingresso della grotta, infatti, rassomigliano a tanti brandelli di stoffa.

Vi è persino una leggenda relativa alla grotta, avente per protagonista il barone di Castro, un ricco ma avaro signorotto che viveva con moglie e figlia nelle terre salentine ed i suoi possedimenti erano talmente vasti, che il suo nome compariva anche nelle leggende di Santa Cesarea Terme, un paese vicino. La sua sete di denaro era talmente forte, da privare di ogni bene di prima necessità sua figlia che visse infelice l’infanzia e l’adolescenza fino a che, un giorno, una fata venne in soccorso della fanciulla, donandole un bellissimo vestito e riducendo in brandelli quello vecchio. Gli stracci o “zinzuli”, volando via, raggiunsero la cavità naturale dove si pietrificarono, adornando l’ingresso della Grotta degli zinzuli (Grotta Zinzulusa). La ragazza fu promessa sposa di un principe ed il padre, relegato dalla fata nella grotta, fu fatto sprofondare nel suolo calcareo. Il sortilegio ebbe come conseguenza l’emissione di acque infernali dal sottosuolo, quelle che oggi formano il laghetto Cocito, popolato da specie di crostacei resi ciechi dopo aver assistito al prodigio.

Uno dei primi riferimenti storici alla Grotta Zinzulusa si trovano in una lettera scritta dal vescovo di Castro, monsignor Del Duca, che nel 1793 offrì a Ferdinando IV una dettagliata descrizione della cavità carsica. Il prelato, osservandone l’ingresso, si convinse che quei suggestivi giochi scultorei, opera dell’azione erosiva del mare, custodissero l’architettura del tempio di Minerva, eretto, secondo la mitologia, come tributo per il sostegno fornito ad Ercole nella sua lotta contro i Giganti. La grotta Zinzulusa, situata a meno di un chilometro a sud dalla cittadina di Castro, che da secoli lascia incantati i suoi visitatori, si articola in tre parti geomorfologicamente distinte: la prima, partendo dall’ampio ingresso sino alla Cripta, è scavata in calcari compatti dell’Eocene ed è caratterizzata da una grande varietà di stalattiti, stalagmiti e da numerosi fenomeni di crollo della volta. In questa prima parte ristagna un’acqua dolciastra e limpidissima; una manifestazione idrogeologica nota come “La Conca”. Proseguendo, si arriva ad una grande cavità: “Il duomo”, ed il fenomeno erosivo che lo ha originato risale al periodo Cretacico. Qui la roccia è meno compatta rispetto alle formazioni eoceniche precedenti e le stalattiti e stalagmiti diminuiscono. Nella parte finale della grotta Zinzulusa, invece, sono presenti acque denominate “Cocito”, note per la loro stratificazione( salmastre e calde quelle sottostanti, dolci e fredde quelle più superficiali). In questo specchio d’acqua vivono la Thyphlocaris salentina, una specie di gamberetto privo di occhi e pigmentazioni, e la Spelaeomysis bottazzii, misidaceo dalle antenne poligeminate; entrambi questi crostacei, dei veri e propri fossili viventi, hanno milioni d’anni e non hanno subito alcun processo evolutivo in quanto protetti nella grotta, dai mutamenti subiti dall’ambiente esterno.

Per la sua notevole biodiversità e per garantirne la tutela, nel 99’ la Grotta Zinzulusa è stata recensita dal K.W.I – USA tra le dieci più importanti cavità nel mondo. Questo straordinario scrigno di roccia, infatti, custodisce numerose tracce preistoriche, reperti paleontologici, paletnologici ed è intensamente popolata da specie rare e delicate: 26 specie acquatiche e 40 terrestri. Di particolare interesse scientifico le specie acquatiche: Higginsia ciccaresei (Porifera), Thyphlocaris salentina (Crostacei), Spelaeomysis bottazii (Crostaceo), Salentinella gracillima (Crostacei), Stigiomysis hydruntina (Crostacei).Tra le specie terrestri: Zancherella apuliae (Aracnide), Chtonius stammeri (Pseudoscorpione) e la delicata popolazione di Chirotteri che qui vive stagionalmente e si riproduce.

La Zinzulusa si estende per più di 150 metri e recenti studi lasciano supporre che, nelle sue profondità, si celino ulteriori ramificazioni. Sono state rinvenuti resti di moltissime specie animali, dall’elefante, all’orso speleo ed in età preistorica, l’uomo abitò sia l’avangrotta, sia la parte più profonda di essa, utilizzando il laghetto interno per attingervi acqua. Le esplorazioni hanno recuperato lame, grattatoi e bulini del Paleolitico, ceramiche e vari manufatti in osso del Neolitico. La Zinzulusa è uno spettacolo naturale da non perdere e per quanto le parole vogliano descriverla, non c’è nulla di più meraviglioso che osservarla dal vivo. Avvolta tra mistero, mitologia e spettacolari forme, è pronta a raccontare la sua storia solo a chi si lascia travolgere dalla sua straordinaria bellezza.

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