La “zona di subduzione cilena” rappresenta la più grande fabbrica di mega terremoti del pianeta, scopriamo il perchè

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_73965032_chileiquique24640414Il forte sisma, di ben 8.2 Richter, che stamani ha violentemente scosso tutta la costa del Cile settentrionale in realtà è nulla in confronto a quello che è il reale potenziale sismogenetico della “zona di subduzione cilena”, ritenuta da tutti i sismologi la più grande fabbrica di terremoti della Terra. I più grandi terremoti registrati nella storia, non per caso, sono avvenuti proprio a largo delle costa cilena centro-settentrionale, con eventi di portata catastrofica che hanno superato anche i 9.0 Richter. Il terremoto di oggi lo si può inquadrare nel contesto tettonico dell’America meridionale, dove la costa occidentale di quest’ultima, fra Cile, Peru, Ecuador e Colombia, rappresenta un grande margine di placca (“subduzione”), in cui la placca Pacifica scorre verso est, scivolando a grande velocità al di sotto la placca del sud America.

La “zona di subduzione cilena” viene anche definita “zona di subduzione a basso angolo” (o “andina”). Tale termine deriva dal fatto che nel modello della “subduzione cilena” la crosta oceanica del Pacifico meridionale si incunea sotto una continentale. Oltre alla geometria dell’immersione, le sue caratteristiche principali sono date dalla presenza di una fossa abbastanza profonda, contraddistinta da una scarpata molto ripida, perché non lontana dalla terraferma e in gran parte riempita da sedimenti, da un arco magmatico poco arcuato e da un bacino sedimentario, alle spalle dell’arco, impostato su crosta continentale assottigliata. Durante il movimento relativo delle due placche, nella storia geologica del Cile si è formata la cordigliera delle Ande e l’intenso vulcanesimo ad essa associata.  Questa azione di sfregamento, continua nei secoli e nei millenni, ancora oggi riesce ad accumulare enormi deformazioni nelle masse rocciose che non riuscendo più a resistere a tali pressioni tendono a rompersi e a spaccarsi, generando i violenti eventi tellurici che caratterizzano tutta l’area cilena, inclusa tutta la fascia andina e le coste di Peru ed Ecuador, ed in misura minore pure quelle della Colombia. Le dinamiche sopra citate, che caratterizzano il fenomeno della “subduzione cilena”, purtroppo possono generare terremoti molto violenti, ben più energetici di questo di appena 8.2 Richter. Basti pensare che il grande “terremoto cileno del 1960”, il cui epicentro si localizzo vicino la città di Valparaiso, ancora oggi rappresenta niente meno che il terremoto più violento mai registrato nella storia moderna, ossia da quando è possibile misurare e registrare l’intensità dei terremoti.

Si stima che quel terremoto, avvenuto il 22 Maggio del 1960, ebbe un intensità davvero impressionante, di ben 9.5 Richter, creando un incredibile scuotimento del terreno che rase al suolo centinaia di edifici, cagionando circa 1.655 vittime e lasciando 2 milioni di senza tetto. Il violentissimo sisma, sconvolgendo la morfologia del fondale oceanico antistante la costa cilena, produsse anche un grande tsunami che in poche ore si estese a tutto il bacino dell’oceano Pacifico, causando 61 morti e 75 milioni dollari di danni alle Hawaii, 138 morti e danni  per 50 milioni di dollari in Giappone, e altri 32 tra morti e dispersi nelle Filippine.

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