Era il 10 Maggio 1994, un giorno perfetto per l’astronomia solare. Quel giorno sembrava che le mie preghiere fossero state esaudite. Le nubi della notte si erano dissipate intorno alle 2:00 dandomi il tempo di cui avevo bisogno per l’allineamento polare della mia montatura equatoriale. Nel frattempo cadeva la pioggia ad ovest e le nubi oscuravano il cielo orientale. Ma su di me il sereno. Una sorta di alta pressione locale poggiava la sua cupola sugli Stati Uniti centrali rendendo la giornata unica per la comunità astronomica. Alle 12:04 un’eclissi quasi totale avrebbe dovuto oscurare il cielo. A causa delle dimensioni apparenti della Luna, quell’eclisse sarebbe stata definita parziale, anche se la percentuale di copertura era molto vicina alla totalità. Il mio cortile era situato al margine del limite di anularità che, se da un lato non favoriva un disco lunare perfettamente centrato sulla faccia solare, dall’altro mi avrebbe permesso di osservare i cosiddetti Grani di Baily, aree più luminose del Sole che a volte appaiono intorno al bordo del disco lunare poco prima o poco dopo un eclissi solare; e che prendono il nome dall’astronomo che le osservò per la prima volta nel XVIII secolo. Fu proprio questo fenomeno a convincermi di non spostarmi verso una zona più favorevole. L’eclissi fu ben pubblicizzata dalle tv e dalle radio locali, per cui molti vicini di casa, consapevoli della mia strumentazione, mi chiesero di osservare con me l’evento. Ed io accettai di buon grado di condividere questa grande avventura con loro. Educare il grande pubblico all’astronomia e divulgare la materia è sempre stata la mia passione, per cui io e mia moglie ne approfittammo per fornire ochiali appositi e filtri in Mylar per osservare l’evento. Era, inoltre, un’ottima oportunità per portare dalla mia parte quanta più gente possibile che mi avrebbe aiutato a combattere la dura battaglia dell’inquinamento luminoso che già a quei tempi stava prendendo piede. Un problema da affrontare per noi stessi e per i nostri figli, che un giorno potrebbero non godere della bellezza di un cielo stellato. L’eclissi era prevista per tre ore abbondanti, durante le quali si attendevano variazioni ambientali e climatiche. L’eclissi si avvicinava, il conto alla rovescia era parito. E sempre più gente arrivava verso il mio cortile. Qualcuno si mise comodo sulle sedie a sdraio, altri non vedevano l’ora di osservare attraverso il mio telescopio. Era una giornata calda e senza nubi, c’erano circa +21°C. Si cominciava a sentire l’eccitazione in aria per uno spettacolo maestoso che tornerà ad essere visibile nell’area di Chicago soltanto nel 2099. Oltre mille persone avevano scelto il planetario di Chicago, e il paese si svuotò. Regnava un clima disteso, sereno, a stretto contatto con la natura.
L’ECLISSI – Alle 10:24 il Sole cominciò a perdere la sua forma tondeggiante. L’eclissi era cominciata. Alle 11:40 il Sole era ormai coperto per tre quarti dalla Luna e i filtri forniti cominciavano ad essere passati di mano in mano. Si stava facendo più fresco. I commenti stupiti dei miei ospiti mi rendevano fiero. Non sembravano delusi, e non c’era ragione per cui avrebbero dovuto esserlo. L’eclissi era bellissima. Qualcuno portò anche i gatti domestici per osservarne il comportamento. Regnava per una volta l’idea della ricerca, della novità. Alle 11:58 mia moglie gridò: “guardate le ombre sotto gli alberi!!!!”. Ed infatti, innumerevoli immagini del sole eclissato potevano essere visualizzate sui prati e sulle strade, in un’atmosfera surreale. Cominciava a fare freddo: la temperatura dell’aria stava crollando e il cielo cominciava a popolarsi di stelle, mentre una brezza soffiava sui nostri corpi. Ad un tratto il cinguettìo degli uccelli si calmò, proprio come avviene a tarda sera. Il paese divenne silenzioso e alle 12:04 il clou dell’eclissi ci fece piombare in piena notte. Da ogni finestra i “clic” delle fotocamere ribadivano l’importanza dell’evento. Che fascino in quei momenti! Si potevano distinguere le principali costellazioni e il pensiero non poteva non recarsi ai nostri antenati, che per secoli hanno contemplato questi fenomeni con la paura di castighi divini. La Luna pian piano lasciò nuovamente il posto alla luce. Uno a uno, gli ospiti raccolsero i loro felini e parlavano tra loro soddisfatti di quello che avevano osservato. Mi lasciarono solo, al mio compito di elaborare le immagini che avevo catturato. Il Sole tornò alla sua forma più familiare e la temperatura cominciava a risalire. Faceva nuovamente caldo. Le previsioni predissero pioggia per il giorno sucessivo, ed in effetti, la pioggia cadde incessante. L’eclissi, che in quella circostanza oscurò il 94% del disco solare, si era conclusa, ma era come se non lo fosse. E forse, nei miei pensieri, non si concluderà mai. Penso a quella notte improvvisa, a quella penombra piombata dal cielo, a quel silenzio. Sono tante le emozioni vissute con l’astronomia, ma quel 10 Maggio degli anni ’90 resterà per sempre tra le mie memorie più belle.