Crescono le probabilità di vedere la formazione di un ciclone tropicale sopra le calde acque superficiali dell’oceano Indiano meridionale. Da giorni, proprio a ridosso dell’oceano Indiano centro-orientale, nel tratto compreso fra gli atolli delle Maldive e le coste occidentali dell’isola di Sumatra, è attiva una estesa area di convenzione molto profonda (una zona dove sono presenti “correnti ascensionali” molto violente, fino all’alta troposfera, capaci di generare temporali di forte intensità) che continua a sfornare imponenti “Clusters temporaleschi” e sistemi temporaleschi a ridosso dell’area equatoriale, capaci di scaricare piogge di carattere torrenziale, fra i 70° e i 90° di latitudine est. Questa fascia di forte convenzione, costantemente alimentata dal calore latente fornito dalla superficie oceanica, è talmente attiva da agevolare lo sviluppo, piuttosto rapido, di “Clusters temporaleschi” giganteschi, caratterizzati da enormi addensamenti cumuliformi (cumulonembi temporaleschi) la cui sommità ghiacciata arriva a superare i 15-16 km di altezza.
Fortunatamente la parte più attiva di quest’area di intensa convenzione rimane relegata poco ad ovest dell’isola di Sumatra, in pieno oceano, anche se alcune “Multicelle temporalesche” nei prossimi giorni si formeranno proprio a ridosso della grande isola indonesiana, dove sono attesi forti rovesci temporaleschi, accompagnati da elevati indici di rain/rate. Quest’area di intensa convenzione nei prossimi giorni può sostenere la nascita di imponenti “Clusters” che andando alla deriva in direzione dell’area tropicale, finendo su aree con debole “Wind Shear”, possono agevolare la nascita dei forti moti convettivi, pronti a fungere da innesco, assieme all’effetto di Coriolis, per lo sviluppo della circolazione depressionaria a cuore caldo, lungo l’oceano Indiano meridionale. Tale eventualità sembra rafforzarsi nei prossimi giorni, tanto che molti modelli matematici, fra cui GFS, evidenziano lo sviluppo di una spettacolare ciclogenesi tropicale, all’altezza dei 11° -12° di latitudine sud, e gli 80° – 85° di longitudine est, sopra le caldissime acque dell’oceano Indiano meridionale. A giocare un ruolo fondamentale sarà proprio la sostenuta ventilazione occidentale attiva sull’oceano Indiano equatoriale nel tratto a sud delle Maldive, legata alla “MJO”, che andrà ad interagire con l’Aliseo di SE, scatenando la rotazione che accende il cosiddetto processo di “autoalimentazione” della ventura depressione tropicale. Proprio nelle scorse settimane avevamo scritto come la fase “intermonsonica”, ossia di cambio dal “Monsone invernale di NE” al “Monsone estivo di SO”, fosse ideale allo sviluppo di insidiosi cicloni tropicali.
Proprio nel clou della fase di cambio dei Monsoni, lungo le calde acque superficiali dell’oceano Indiano equatoriale si attiva, sovente, una ventilazione dai quadranti occidentali che spira in direzione delle coste settentrionali di Sumatra, e si attiva a seguito del passaggio dei massimi della “MJO”, che dall’oceano Indiano orientale tende a spostarsi verso gli arcipelaghi indonesiani, prima di raggiungere il Pacifico occidentale. Non di rado capita che questa umida e calda ventilazione occidentale, attiva fra le Maldive e le coste occidentali di Sumatra, superi l’equatore, verso l’emisfero australe, virando più da NO per l’effetto di Coriolis, che a ridosso dell’equatore rimane piuttosto debole. In questi giorni la ventilazione occidentale in azione nel tratto di oceano Indiano, poco a sud degli atolli delle Maldive, ha varcato la linea dell’equatore, sconfinando cosi nell’altro emisfero, dove i venti, originariamente da Ovest e O-NO al traverso della linea dell’equatore, comincia a ruotare più da NO, scivolando sempre più di latitudine. All’altezza dei 5° di latitudine sud le correnti da NO, in sconfinamento dall’altro emisfero, cominciano ad interferire con il sostenuto flusso da E-SE e SE, legato all’Aliseo di SE, che domina lungo la fascia tropicale australe dell’oceano Indiano, a sud dell’Indonesia.
L’interazione fra le correnti da NO e il teso?Aliseo di SE, dominante per gran parte dell’anno sulla fascia tropicale dell’oceano Indiano meridionale, produce una ampia linea di convergenza che determina lo sviluppo di un iniziale circolazione vorticosa in senso orario, quindi ciclonica per l’emisfero australe. Si genera un’area di disturbo, ad ovest delle coste occidentali di Sumatra, che scendendo ulteriormente di latitudine tende ad approfondirsi sopra le calde acque superficiali dell’oceano Indiano meridionale. In genere, in questo periodo dell’anno, durante la fase di transizione monsonica, si possono sviluppare dei cicloni tropicali che si approfondiscono a seguito della rotazione innescata dalla convergenza di fasce di venti opposti nei bassi strati. Difatti, nell’oceano Indiano meridionale, quando le correnti da NO dalla fascia equatoriale scivolano verso sud, nell’emisfero australe, incontrandosi con l’Aliseo di SE, molto spesso possono dare vita ad un ciclone tropicale che diventa autonomo e punta verso l’arcipelago delle Mauritius e le coste orientali del Madagascar. La frequenza di queste tempeste è massima da Novembre a Marzo, con un picco fra Gennaio e il mese di Febbraio. Ma i cicloni tropicali più potenti, generalmente, sono quelli che dall’oceano Indiano si spingono in direzione delle caldissime acque superficiali del golfo del Bengala, dove l’intenso calore latente fornito da questa ampia baia rafforza sensibilmente la circolazione ciclonica tropicale, tramutandola in un pericoloso e grande ciclone tropicale, capace di raggiungere la 4^ o addirittura la 5^ categoria della Saffir-Simpson, con venti medi sostenuti fino a 240-250 km/h.