Continuiamo, volentieri, il nostro “viaggio” alla ricerca di quante più risposte esaustive ed autorevoli per ciò che concerne i precursori sismici e sulla possibilità o meno di prevedere i terremoti. Abbiamo voluto interpellare, a tale proposito, un pool di esperti della Sezione Sismologia dell’INGV: con estrema chiarezza e disponibilità, il Dott. Warner Marzocchi (Chief Scientist), il Dott. Alessandro Amato (dirigente di Ricerca), la Dott.ssa Concetta Nostro (Ricercatrice e sismologa) ed il Dott. Antonio Piersanti (Research Director) hanno pazientemente esposto, in esclusiva a MeteoWeb, il loro parere comune su un tema molto importante, quello appunto degli studi sui precursori dei terremoti, ed in particolare sul radon, ben noto alla comunità scientifica da alcuni decenni.
“Il metodo scientifico – afferma il “pool” dell’INGV in esclusiva a MeteoWeb – presuppone la ripetibilità dei risultati, possibile solo se i metodi usati sono chiaramente illustrati e i dati sono resi disponibili. Per questo motivo si richiede che un risultato venga validato da procedure standard, e per questo si usano le pubblicazioni “peer reviewed”, ossia riviste tra pari (altri ricercatori), che giudicano un lavoro quando esso viene sottoposto per la pubblicazione. Senza questi presupposti non si dovrebbe neanche parlare di ricerca scientifica”.
“Ad esempio – continuano gli esperti dell’INGV – riguardo al lavoro “Observations and box model analysis of radon-222 in the atmospheric surface layer at L’Aquila, Italy: March 2009 case study”, curato dai ricercatori Giovanni Pitari, Eleonora Coppari, Natalia De Luca e Piero Di Carlo, possiamo dire che certamente rispetta le regole descritte sopra: illustra i dati e il metodo in maniera esaustiva ed è stato pubblicato da una rivista scientifica internazionale dopo aver passato il vaglio della revisione. Va anche detto però che la pubblicazione su una rivista scientifica peer-review costituisce la condizione necessaria (ma non sufficiente!) per ritenere i risultati di uno studio accettabili e verificati”. Molti lavori scientifici pubblicati, difatti, vengono poi negli anni corretti, smentiti o migliorati e solo quelle teorie o modelli che ricevono molte conferme indipendenti, ottenute con approcci e metodi diversi, possono aspirare ad affermarsi universalmente presso la comunità scientifica.
“Ci sembra di poter affermare che un possibile problema di quell’articolo, in relazioni a eventuali anomalie legate ai terremoti, è che le misure sono effettuate in aria libera e risentono massicciamente dei fattori ambientali/meteorologici che comunque sempre influenzano le emanazioni di radon e quindi le misure relative”.
“Una critica dello stesso tipo – affermano Marzocchi, Amato, Nostro e Piersanti – è stata rivolta a Giampaolo Giuliani (l’ex tecnico dell’Istituto di Fisica dello Spazio Interplanetario distaccato presso i Laboratori Nazionali del Gran Sasso, divenuto noto all’opinione come colui che avrebbe previsto il terremoto de L’Aquila, mancando in realtà sia il giorno che la città, n.d.r.) da vari studiosi che, considerato il particolare tipo di rilevatore utilizzato, ritengono la schermatura usata totalmente insufficiente a evitare contaminazioni esterne (non solo da fattori meteorologici in questo caso, ma soprattutto da parte delle radiazioni cosmiche). Inoltre, riguardo a quest’ultimo “metodo”, è difficile se non impossibile farne una valutazione esaustiva perché non è stato mai pubblicato secondo i criteri detti all’inizio, non sono disponibili i dettagli tecnici del metodo stesso e soprattutto non sono disponibili le serie temporali complete per poter fare delle statistiche sulle percentuali di eventuali successi e fallimenti. Ricordiamo inoltre che non è mai stata fornita alcuna previsione che possa essere classificata univocamente come vera o falsa“.
“Tornando alla ricerca sui precursori dei terremoti, in particolare il radon, ci sono numerose ricerche in corso, anche presso il nostro Istituto. La cosa fondamentale su cui riflettere è che il meccanismo fisico che presiede al processo di preparazione di un evento sismico è estremamente complesso e la sua comprensione non passerà mai (purtroppo) attraverso una sola “bacchetta magica”, sia essa il radon, le variazioni delle onde sismiche, delle deformazioni lente o delle proprietà chimico-fisiche delle rocce. Tutti questi fattori insieme giocano un ruolo e interagiscono tra loro. Uno studio di questi parametri deve verificare bene le condizioni sperimentali, come la conoscenza delle condizioni stazionarie di fondo, le variazioni periodiche o occasionali, le influenze ambientali esterne, la presenza di altri parametri chimici e fisici che potrebbero variare prima, durante e dopo un terremoto. Per questo si cerca una sinergia tra studi teorici, misure dirette sul terreno e ricostruzioni in laboratorio su campioni di roccia”.
E’ chiaro, quindi, che gli Scienziati (quelli veri) giudicano la ricerca altrui tramite le pubblicazioni scientifiche. Tutto il resto è gossip. E Giuliani, o chi per esso, finora non ha mai pubblicato un solo lavoro…