L’ondata di maltempo che in queste ore si sta scatenando su vaste aree del bel Paese, a suon di piogge, rovesci e temporali, localmente di moderata intensità, è originata dall’afflusso, nella media troposfera, di masse d’aria più fredde, di origine nord atlantica, che dalla Francia si dirigono verso la Corsica e la Sardegna, sovrascorrendo al di sopra dello strato di aria molto mite e umida, che nel frattempo si era venuto ad isolare nei medi e bassi strati sulle nostre regioni. In tale contesto, come avviene nella maggior parte dei casi, le masse d’aria più fredde e umide, di matrice nord oceanica, dopo aver invaso la Francia, tendono a premere in direzione del versante sopravento delle Alpi occidentali e del Massiccio Centrale Francese, dove l’addossamento dell’aria fredda, più densa e pesante, determina un significativo incremento del campo barico sulla Francia centrale.
Questo aumento dei valori barometrici, innescato dall’arrivo dell’aria fredda oceanica sul territorio francese e svizzero, a nord della barriera alpina, costringerà l’aria fredda ad aggirare l’ostacolo alpino lateralmente, permettendole di traboccare dalle famose porte del Rodano (la porta del “Mistral”).In questo frangente il notevole divario barico (“gradiente barico”) che si innesca tra i due versanti della barriera alpina (quello francese e quello italiano), per l’impatto delle fredde correnti settentrionali a nord dell’arco alpino, innesca un intenso flusso (“Mistral”) che andrà a canalizzarsi all’interno della valle del Rodano (unico valico che permette all’aria fredda oceanica, o di origini polari, di poter penetrare direttamente sul Mediterraneo dopo aver aggirato la catena alpina) per uscire a gran velocità sul golfo del Leone, con forti venti da N-NO, spesso a carattere di burrasca (raffiche sugli 90-100 km/h sul delta del Rodano), che si apriranno a ventaglio sul “mare Nostrum”.
L’afflusso dei forti venti di “Mistral” sul golfo del Leone, e quindi sul Mediterraneo, tende a scavare, nei bassi strati, una ampia curvatura ciclonica delle correnti, favorita anche dall’attivazione dei cosiddetti “venti di Rimbalzo”, molto noti fra l’area del golfo del Leone, il nord della Corsica e il mar Ligure. I “venti di Rimbalzo” si producono quando i forti venti di “Mistral”, che escono a ventaglio dalla valle del Rodanoverso il golfo del Leone, tendono a diramarsi in più direzione, propagandosi al mar di Corsica, mar di Sardegna fino alle Bocche di Bonifacio.Una parte dell’intenso flusso in uscita dal Rodano tenderà a spingersi verso est. Questo flusso da NO e O-NO, urtando con i monti della Corsica nord-occidentale, piega verso nord-est, risalendo il mar Ligure e la costa del levante ligure come sostenuti venti di Libeccio e Ostro che bordando i rilievi dell’immediato entroterra raggiungeranno il golfo di Genova, mascherandosi come correnti di Scirocco e Levante (E-SE) sul capoluogo ligure.
Questa risposta da SO, verso il mar Ligure, viene incentivata dalla presenza di un campo barico che presenta valori molto bassi (spesso sotto i 1000 hpa sul golfo di Genova, poiché quest’ultimo rimane sottovento all’avvezione fredda che trabocca dal golfo del Leone verso la Sardegna e la Corsica), mentre al contempo l’afflusso dell’aria fredda dal Rodano che raggiunge le coste corse e sarde, tramite gli intensi venti di Maestrale, innesca un significativo aumento della pressione barometrica, con un conseguente inasprimento del “gradiente barico orizzontale” che va a rafforzare ulteriormente i venti da O-NO e NO che dal Rodano si propagano molto rapidamente al mar di Corsica e mar di Sardegna. Una volta chiusa la circolazione appena descritta avviene la formazione del minimo barico orografico secondario attorno il golfo di Genova, noto anche come “Genoa low“.La ciclogenesi cosi creata sul golfo di Genova tenderà a muoversi verso sud/sud-est, sia per l’effetto sbarramento orografico prodotto dall’Appennino ligure e dalle Alpi Apuane che si ergono vicine alla costa tirrenica, sia per la curvatura ciclonica in quota che promuove uno spostamento più verso sud che una traslazione verso est. Con lo spostamento verso sud-sud/est della ciclogenesi sopraggiunge sulla Liguria un flusso da nord-nord/est che aspira aria più fredda (in inverno può essere anche gelida quando il catino padano, in particolare il basso Piemonte e l’Emilia occidentale, sono coperte di neve) dalla pianura Padana, ove spira una ventilazione orientale per effetto dell’inasprimento del “gradiente barico” al suolo tra le Alpi e l’Italia centro-settentrionale.
In questo caso l’area depressionaria si muoverà in direzione del basso Tirreno, per spostarsi successivamente nello Ionio o basso Adriatico, dopo aver attraversato la dorsale appenninica. Come è capitato pure oggi, in tale contesto, il tempo si presenta marcatamente instabile, se non addirittura perturbato a tratti, proprio per l’afflusso di queste masse d’aria fredda oceaniche nella media troposfera che tendono a scorrere al di sopra dell’aria molto più temperata e umida presente negli strati più bassi della troposfera. Questi contrasti termici, piuttosto accesi, in seno alla colonna d’aria, tendono ad alimentare lo sviluppo di intensi moti convettivi (correnti ascensionali molto forti) che mettono le basi per la formazione di imponenti annuvolamenti cumuliformi, capaci di dare origini a rovesci di pioggia e temporali, localmente anche di forte intensità, accompagnati da colpi di vento e grandinate.