Il crescente contenuto di CO2 assorbito dagli oceani compromette la sicurezza dei piccoli pesci corallini, che perdono la paura dei predatori, e rischia di danneggiare l’intera catena alimentare marina. Uno studio a guida australiana, condotto in acque del Pacifico rese acidiche da vulcani a bassa profondita’, mostra che i pesci piccoli perdono gli istinti di sopravvivenza e adottano comportamenti temerari, rendendosi vulnerabili ai predatori. Lo studio condotto dall’Istituto Australiano di Scienze Marine (AIMS) e dall’Universita’ James Cook di Townsville con la collaborazione dell’Istituto di Tecnologia della Georgia in Usa, in acque penetrate da CO2 per vie naturali nella Baia di Milne in Papua Nuova Guinea, indica che i pesci dei banchi corallini sono attratti dall’odore dei predatori e non distinguono fra gli odori dei diversi habitat. I risultati, pubblicati dalla rivista Nature Climate Change, mostrano che in oltre il 90% dei casi i pesci vicini agli sfiatatoi dei vulcani si addentrano in aree frequentate dai predatori. Si allontanano inoltre dai loro ripari, rendendosi vulnerabili ad attacchi. Lo studio conclude che la diversita’ delle specie di pesci vicino agli sfiatatoi dei vulcani non e’ influenzata dalla maggiore concentrazione di CO2, pero’ altera i meccanismi di stimolo nervoso, redendo attraente l’odore dei predatori. “L’acidificazione dell’oceano sembra invertire le sensazioni nei pesci, cosi’ che entita’ dall’odore repellente diventano invece attraenti”, scrive il responsabile dello studio, Alister Cheal, dell’AIMS. “L’effetto dell’alta concentrazione di CO2 sul comportamento nel naturale habitat corallino non si riduce col tempo di esposizione, e questo puo’ essere un grave problema per le colonie di pesci in futuro, quando l’acidificazione marina diventera’ diffusa per effetto del continuo assorbimento di emissioni antropogeniche di CO2”, aggiunge. Oltre il 90% dell’eccesso di CO2 nell’atmosfera e’ assorbito dagli oceani e quando si dissolve nell’acqua causa acidificazione, abbassando il pH e cambiandone la composizione chimica. I crostacei hanno piu’ difficolta’ a formare la corazza nell’acqua molto acidica, mentre i coralli rischiano lo sbiancamento. E’ la prima volta che gli scienziati hanno potuto studiare il comportamento dei pesci in ambienti oceanici acidici in natura. Ricerche precedenti in laboratorio hanno prodotto simili risultati, ma senza la certezza che gli ambienti artificiali riflettessero la realta’. La nuova ricerca in condizioni reali e’ stata possibile grazie alle emissioni di CO2 da vulcani di bassa profondita’, scoperti cinque anni da scienziati dell’AIMS nella Papua Nuova Guinea orientale. “E’ come un laboratorio naturale che possiamo usare per sperimentare cio’ che accadra’ nel futuro”, osserva Cheal. “I risultati hanno implicazioni sia per il lavoro di conservazione sia per le attivita’ di pesca commerciale negli oceani del mondo”.