Scoperta la nana bruna più fredda nei pressi del nostro sistema solare

MeteoWeb

brown-dwarf-coldIl cosmo ha ancora tanto da dirci. Lo dimostra il fatto che sempre più spesso gli astronomi individuano oggetti molto vicini a noi di cui non si sospettava la presenza. E’ accaduto con WISE J085510.83 – 071.442,5, una nana bruna molto fredda scoperta nei pressi del sistema solare attraverso il telescopi spaziali WISE e Spitzer. Secondo gli astronomi si tratta della nana bruna più fredda mai osservata a 7,2 anni luce di distanza, che la rende il quarto sistema più vicino al Sole. “E’ molto eccitante poter scoprire un nuovo vicino di casa“, dice Kevin Luhman, astronomo presso il Pennsylvania State University’s Center for Exoplanets and Habitable Worlds. Le nane brune possiedono una massa più grande di quella di un pianeta, ma più piccola del 7,5-8% della massa del Sole, corrispondente a 75-80 masse gioviane, che è considerata la massa minima perché abbia luogo la fusione dell’idrogeno-1 propria delle stelle. Sono a volte chiamate “stelle fallite” perchè pur avendo molti elementi che compongono le stelle, non hanno la massa necessaria per dare il via alla fusione nucleare nel loro interno. Il risultato è che questi oggetti non irradiano luce stellare e talvolta somigliano a dei pianeti. suns-neighborsAlcune, come questa, sono abbastanza fredde da avere atmosfere molto simili a quelle dei giganti gassosi. “E’ notevole che, anche dopo molti decenni di studio del cielo, non abbiamo ancora un inventario completo degli oggetti più vicini al Sole“, dice Michael Werner, scienziato del progetto Spitzer al Jet Propulsion Laboratory di Pasadena della NASA. La temperatura di WISE J085510.83 – 071.442,5 è stata stimata da Luhman e colleghi tra i -48°C e i -13°C e potrebbe rappresentare uno degli oggetti di questo genere più massicci mai osservati. Più vicini soltanto WISE J104915.57 – 531906, la stella di Barnard e Alpha Centauri, le cui due stelle principali formano un sistema binario a circa 4,4 anni luce da noi. I risultati dettagliati dello studio sono stati descritti il 21 Aprile nel “The Astrophysical Journal“.

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