Mentre l’Italia e i paesi dell’area balcanica escono dall’ultimo colpo di coda di una stagione invernale risultata pressoché inesistente, la stagione calda inizia ad entrare nella sua fase clou lungo la fascia tropicale, a causa dei passaggi “zenitali” del sole a nord dell’equatore. In questi ultimi giorni il caldo si sta ulteriormente rafforzando, soprattutto nelle aree continentali, dove stazionano i solidi anticicloni sub-tropicali, ben strutturati fino all’alta troposfera. Dall’India al Messico, passando per le aree dell’Africa sub-sahariana e i paesi dell’Asia meridionale e dell’America centrale, è un continuo susseguirsi di ondate di calore, con i termometri che schizzano abbondantemente al di sopra del muro dei +40°C all’ombra, con punte di oltre i +45°C +46°C nel cuore dell’area saheliana e lungo le zone desertiche più interne della penisola Arabica, dove domina un robusto regime anticiclonico, di tanto in tanto disturbato dal passaggio del ramo principale del “getto sub-tropicale”, che dal Sahara si muove rapidamente in direzione della penisola Arabica, proseguendo in direzione dell’Iran, Pakistan ed India.
In queste ultime due settimana va sottolineato l’intenso riscaldamento che si sta verificando sull’Africa sub-sahariana, lungo la fascia saheliana, dal deserto sudanese fino all’entroterra di Senegal e Mauritania, dove la colonnina di mercurio ha più volte sfiorato la soglia dei +47°C all’ombra. In particolare sull’entroterra semi-desertico del Senegal nei giorni scorsi è stato sfiorato il record di caldo assoluto di Linguere, che dopo una massima diurna di +47.0°C, si è fermata a soli +0.7°C dal suo record assoluto, e +1.1°C dal record assoluto di caldo di Aprile per tutta l’Africa, che appartiene alla malitiana Kayes. Sempre in Africa sub-sahariana, in Gambia, Fatoto, ancora una volta è riuscita ad avvicinare il suo record assoluto di caldo, mentre Dedogou, in Burkina Faso, è riuscita ad eguagliarlo. Da notare, però, come se sull’entroterra interno senegalese, malitiano e del Burkina Faso, siamo ormai entrati nella fase clou del periodo più caldo dell’anno, lungo le aree costiere dell’Africa occidentale, come sulla capitale Dakar, il clima diviene molto più fresco e umido, vista la notevole influenza oceanica con le sue miti brezze, provenienti principalmente da NO o da O-NO.
Ciò spiega perché fra Dakar e la città di Matam, nel cuore dell’entroterra senegalese, abbiamo una ventina di gradi di differenza nelle temperature. Ma il caldo eccezionale, indotto dall’avvicinamento del sole allo “Zenit” (raggi solari perpendicolari sopra la linea dell’orizzonte nelle ore centrali del giorno), lo si avverte persino sulle isole Maldive, dove i termometri riescono a superare la soglia fatidica dei +34°C all’ombra. Nelle Maldive, uno dei luoghi dal clima termicamente più stabile del mondo, visto la fortissima influenza mitigatrice dell’oceano Indiano, solo in rarissime occasioni si possono superare i +34°C. Addirittura in alcuni atolli dell’arcipelago i +34°C all’ombra non si sono mai toccati. I +33.9°C di massima raggiunti a Hanimadhoo vanno a 4 decimi dal locale record assoluto di caldo di +34.3°C, mentre resiste il record nazionale maldiviano di Kadhdhoo, con i +34.8°C del 1999.
In genere negli arcipelaghi tropicali e sub-equatoriali dell’oceano Indiano, lontani dalle terre emerse, temperature di oltre i +33.5°C +34.0°C si raggiungono solo in presenza di consistenti “Subsidenze atmosferiche” (forti correnti discendenti che comprimono l’aria verso i bassi strati) innescate dal passaggio ravvicinato di intensi cicloni tropicali o vigorose tempeste tropicali, di dimensioni notevoli. Ma negli ultimi giorni il caldo tropicale si sta intensificando notevolmente in molte aree dell’India meridionale e centrali, con i termometri che si spingono oltre la soglia dei +42°C +43°C all’ombra. Proprio in questo periodo dell’anno, in India come nel vicino Pakistan, sta entrando di scena la fase pre-monsonica, che solitamente culmina con una forte ondata di calore, che fra Maggio e inizio Giugno abbraccia buona parte dell’India e il Pakistan, facendo lievitare i termometri fino oltre il muro dei +47°C +48°C, con picchi isolati di +49°C, avvicinandosi occasionalmente pure ai fatidici +50°C.
Questi picchi estremi solitamente si archiviano sempre nelle stesse zone, quelle penalizzate dall’orografia, spesso ubicate in profonde valli interne o canyon che le proteggono dai principali flussi eolici che si attivano sul territorio arido e semi-desertico del territorio pakistano. Basta ricordare che in Pakistan il sito archeologico di Moen Jo Daro è il detentore del record di caldo asiatico assoluto e del secondo valore termico più alto al mondo, con gli storici +53.5°C stabiliti il 26 Maggio 2010, quando la città di Sibi si attestò sui +53.0°C. Nelle prossime settimana il caldo qui diventerà sempre più forte, soprattutto nel settore interno pakistano, dove il sole prossimo allo “Zenit”, il prevalente regime anticiclonico in quota, la debole ventilazione e l’aria molto secca nei bassi strati inaspriranno notevolmente la gran calura che tenderà ad accumularsi nei medi e bassi strati. Questo forte riscaldamento dell’intera fascia tropicale, nelle prossime settimane, avrà importanti ripercussioni climatiche sull’area mediterranea, spalancando le porte per le prime vere “scaldate tardo primaverili”.