Il Nicaragua vive giorni di apprensione dopo la scossa di terremoto di magnitudo 6.2 che lo ha interessato giovedì scorso. Ieri pomeriggio, sulle televisioni di Stato, la moglie del presidente Ortega, Rosario Murillo, è comparsa per annunciare che il Governo è in allarme dopo la registrazione di un sisma di magnitudo 2.2 in prossimità del centro della capitale Managua. La paura è infatti che possa essersi riattivata la faglia che generò il gran terremoto del 1972, che devastò la città (capitale dello Stato) lasciando circa 10.000 morti e 20.000 feriti.
La Murillo ha detto di non voler scatenare il panico, ma ha affermato che vuole mettere al corrente la popolazione dei rischi, affinché prenda precauzioni.
Dopo il sisma di giovedì scorso, che ha causato 1 morto e 33 feriti gravi, oltre a danni materiali a migliaia di abitazioni, sono state registrate più di mille scosse minori (a parte una di magnitudo 6.6 nel sud del paese, che però non ha causato danni importanti). La situazione sembrava stabilizzarsi nel fine settimana, fino a che la Murillo non è intervenuta ad annunciare questa grave preoccupazione delle autorità. Secondo gli esperti la faglia riattivatasi non si muoveva da 41 anni, e la preoccupazione è che l’energia elastica accumulata in tutto questo tempo possa ora liberarsi all’improvviso con un nuovo terremoto distruttivo.
Per adesso la precauzione raccomandata è stata quella di dormire all’aperto, ma come sempre in questi casi si ripete il problema: l’impossibilità di prevedere quando si verificherà la scossa. E non si può chiedere alla popolazione di dormire per settimane all’aperto in attesa di un evento che non si sa quando avverrà.
Il terremoto del 1972 avvenne il 23 dicembre, ed ebbe magnitudo 6.2. I danni furono ingenti e i morti migliaia, anche a causa delle modalità costruttive delle abitazioni, non adatte a sopportare una simile scossa.